Natascha Kampusch, meglio un rapitore di una madre violenta?

Il sequestro della ragazza austriaca è ancora ricco di misteri e troppe circostanze non chiarite dagli stessi inquirenti

Il caso di Natascha Kampusch è ancora aperto nonostante siano passati ormai quasi sei anni da quando l’Austria scioccò il mondo. Una bambina scomparsa da 8 anni riapparve dal nulla, rivelando il suo incredibile martirio. Segregata e schiavizzata per oltre tremila giorni dal suo rapitore, che si suicidò appena capì che la sua preda era scappata per sempre. I misteri di quella vicenda così fuori dalla realtà però non sono ancora stati chiariti, e ancora oggi rimangono pesanti dubbi sulla versione dei fatti fornita finora dagli inquirenti e dalla stessa Natascha.

IL CASO KAMPUSCH – Settimana scorsa il portale svizzero 20 Minuten, la più diffusa testata elvetica, ha rivelato nuovi e sconvolgenti fatti sulla morte di Wolfgang Prikoplil, l’uomo che rapì per 8 anni la piccola ragazza di Vienna. L’aguzzino della Kampusch si è suicidato sotto un treno regionale poche ore dopo aver compreso che la sua schiava si era liberata. Natascha era fuggita dopo 3 milae novantasei  giorni di prigionia, nei quali era diventata una donna. Le nuove rivelazioni di 20 Minuten evidenziano però molti dubbi sulla circostanza della morte di Prikopllil, perché il suo cadavere non mostra i tipici segni lasciati da un treno su un corpo di una persona. Le immagini pubblicate rivelano un cadavere quasi intatto, che confermerebbe un’altra tesi da tempo sostenuta da chi segue il caso Kampusch. Un’altra persona avrebbe ucciso Prikoplil, e avrebbe inscenato il suicidio dell’aguzzino di Natascha per non far rivelare tutti gli aspetti non chiariti del rapimento e della prigionia della ragazzina austriaca. Secondo la versione ufficiale, una mattina del 1998 la giovane Natascha è stata rapita mentre si recava a scuola, ed è stata subito rinchiusa a casa di Prikoplil, nella quale era pronta per lei una prigione in cantina dove ha trascorso i primi mesi della sua nuova, terribile vita. Costretta per anni a lavorare come una sorta di lolita casalinga, non indossando indumenti intimi, Natascha sarebbe diventata la schiava delle fantasie sessuali di Prikoplil appena il suo corpo maturò, anche se lei stessa non ha mai rivelato i dettagli della relazione avuta con il suo aguzzino.

UN’INFANZIA DIFFICILE – Nel 1988 Brigitte Kampusch, una sarta, ha avuto una figlia da un fornaio, Ludwig Koch. I due sono una coppia non sposata, e cinque anni dopo la nascita di Natascha si separano. Nella stessa autobiografia pubblicata nel 2010, la giovane austriaca racconta di esser stata vittima delle frustrazioni della madre, che la colpiva più volte. “Una miscela fatale di sottomissione verbali e classici schiaffi mi mostrava come io, in quanto bambina, fossi la più debole”, così descrive Natascha il suo complicato rapporto con la madre. Più testimoni hanno confermato alla polizia le violenze, fisiche e verbali, che la piccola subiva dalla mamma Brigitte. La vicina che curava la bambina quando la madre era assente ha raccontato di aver notato lividi lunghi quindici centimetri sulla schiena della piccola, una punizione subita da Natascha per aver rotto un piatto. Ancora più inquietanti sono delle foto, emerse durante le indagini, della piccola scattate quando aveva soli cinque anni. Le immagini ritraggono la bambina senza vestiti, coperta una volta solo da una pelliccia, l’altra mentre tiene in mano una frusta indossando altissimi stivali neri. Foto che non si possono pubblicare per via delle indagini , ma che certo non possono essere descritte come classiche immagini di vita familiare, e che evidenziano un lato inquietante di casa Kampusch.

UN RAPIMENTO LIBERATORIO ? – I rapporti tra la mamma e il papà di Natascha sono diventati difficili prima che i due si separassero. Quando nasce la piccola Brigitte ha già 38 anni, ed ha avuto già due figlie da un precedente matrimonio, la ventenne Claudia e la sedicenne Sabina. Dopo un altro divorzio la donna si trasferisce nella casa di Vienna di Ludwig Koch, e da questa relazione nasce in modo inaspettato la piccola Natascha nel 1988. Una bambina nata fuori dal matrimonio che prende il cognome da nubile della madre. La mamma, come ammette la stessa Natascha nel suo libro, non si aspettava una gravidanza, anche perché il suo compagno aveva vari problemi. Il lavoro da fornaio lo occupava moltissimo, ed è reso ancora più faticoso dalla dipendenza dall’alcol dell’uomo. Dopo la separazione Ludwig vede la sua unica figlia solo di fine settimana, mentre con la madre il rapporto si fa ancora più difficile. Il papà rimane afflitto dai suoi problemi, e trascina la piccola in uno strip club ungherese durante una vacanza. Natascha non si sente amata, e tende a compensare questa mancanza d’affetto con il cibo, arrivando a pesare 45 chili prima del suo rapimento. I problemi esplodono nell’ultimo fine settimana libero della piccola, che ha dieci anni. Il padre la riporta con grande ritardo a casa della mamma, che il giorno dopo picchia con grande forza Natascha, sfogando la rabbia che prova nei confronti del padre, e forse di una figlia che non ha mai voluto veramente.  L’episodio lascia una traccia profondissima nella piccola, che rivedrà la mamma dopo più di otto anni dalla violenza subita. Natascha, dopo che si è liberata, non chiede alla polizia di essere riportata a casa della madre, e confida in televisione di fidarsi più degli psicologi che della sua stessa famiglia. Quando rivide per la prima volta sua mamma Brigitte, Natascha l’accoglie dicendo di sapere che lei non voleva comportarsi in quel modo così sbagliato. Parole gelide e di condanna, che fanno assumere al rapimento una dimensione quasi liberatoria, sempre che passare da un inferno famigliare ad una prigione domestica possa essere considerato tale. Eppure, nella cerchia degli inquirentei, non appare casuale che Natascha sia scappata da Prokoplil solo dopo che è diventata maggiorenne. Durante il suo rapimento ci sono state occasioni nelle quali avrebbe potuto  chiedere aiuto in pubblico, o semplicemente dileguarsi chiedendo subito soccorso ai passanti. Una volta lei fu fermata insieme al suo aguzzino dalla polizia per un controllo stradale, e anche in quell’occasione non disse niente. Una fonte anonima, legata agli ambienti della procura di Vienna, ha esposto questa teoria:

Lei ha aspettato di diventare maggiorenne prima di scappare. Solo così era sicura che lei, una volta tornata libera, non sarebbe stata spedita in un istituto per minorenni oppure sarebbe stata costretta a tornare alla sua tragica famiglia. E’ molto probabile che abbia riflettuto a lungo, preferendo la sua nuova vita accanto al suo rapitore piuttosto che un ritorno al passato.

TESTIMONIANZA NEGATA – La vita familiare di Natascha, così tormentata e piena di dolore, non è l’unico aspetto inquietante di un caso che ha sconvolto il mondo ed ancora oggi fa discutere l’opinione pubblica austriaca e germanofona. Molti misteri e circostanze non chiarite si dipanano quando si affronta il tema delle indagini, iniziate nel 1998 e in realtà non ancora pienamente concluse, visto che nel parlamento della repubblica alpina si succedono comitati di inchiesta su come le autorità abbiano svolto il loro lavoro. La più clamorosa contraddizione con la versione ufficiale dei fatti fornita da Natascha agli inquirenti è l’unica testimonianza oculare del suo rapimento. Il 2 marzo del 1988 la Kampusch è stata rapita da Prokoplil, ma la ragazza che vide Natascha sparire ha sempre affermato che oltre alla bambina di dieci anni e il suo futuro aguzzino c’era anche un’altra persona. Ischtar A era una ragazzina di dodici anni che stava camminando verso la scuola, quando vide Natascha essere portata con la forza all’interno di un camionicino bianco. La piccola raccontò subito quanto visto alla maestra, ai suoi compagni di scuola così come ai suo genitori. Il giorno successivo iniziò una maratona di interrogatori presso la polizia viennese che trasformò completamente la sua vita.

UNICO RAPITORE ? – Dall’inverno del 1988 fino ad oggi Ischtar A. ha sempre raccontato la stessa versione. Durante il suo percorso verso la scuola ha visto sull’altro lato della strada che lei stava percorrendo una macchina bianca di grosse dimensioni con delle porte nere. “

Sul lato del guidatore sedeva un uomo che non sono riuscita a vedere perché il suo viso era girato verso sinistra. Appena la bambina che non conoscevo  – Natascha Kampusch, ndR – ha raggiunto il bordo della macchina, le porte scorrevoli si sono subito aperte. Ho potuto solo vedere come la ragazzina sia stata trascinata all’interno della vettura dopo essere presa per i suoi avambracci.

L’età dei rapitori non poteva essere indicata con chiarezza, ma la testimone oculare ha sempre affermato che si trattava di uomini di età di circa trenta anni. L’elemento più importante di questo racconto è ovviamente il plurale utilizzato per descrivere il numero dei rapitori, visto che secondo la versione ufficiale Prokopil avrebbe agito da solo, utilizzando il camioncino che utilizzava per lavoro. Ischtar A. ha però sempre detto di aver visto due uomini, e di essere sicura di questo aspetto, perché uno dei due rapitori è sempre rimasto seduto al posto di guida, mentre l’altro afferrava e poi trascinava Natascha all’interno della vettura.

CONFRONTO CON NATASCHA – Dopo la fuga della Kampusch avvenuta il 23 agosto del 2006 Ischtar A. ha potuto identificare il rapitore Wolfgang Prikoplil grazie alla foto presentatele dagli inquirenti.  Prokoplil è l’uomo che ha trascinato all’interno della vettura Natascha secondo l’unica testimone oculare presente sulla scena. Durante la nuova testimonianza gli inquirenti hanno fatto presente a Ischtar come Natascha, dopo essersi liberata, abbia rivelato di essere stata vittima di un unico rapitore. La ragazza però ha contestato questa versione, affermando con sicurezza di aver visto due uomini sul camioncino bianco che ha rapito la piccola austriaca. Dopo aver riconosciuto Prikoplil, Ischtar ha fornito una descrizione dell’altro presunto rapitore, escludento con forza che l’aguzzino appena ritrovato morto potesse essere stato l’unico autore di quel gesto orribile dipanatosi sotto i suoi occhi.  Nonostante la coerenza delle sue testimonianze Ischtar non è mai stata veramente creduta, e il due dicembre del 2009 la polizia ha organizzato un confronto con la stessa Natascha Kampusch. Nel documento ufficiale la polizia ha evidenziato come in presenza della rapita Ischtar abbia ammesso la possibilità di essersi sbagliata sulla presenza di un altro uomo sulla scena del rapimento. Le autorità viennesi, così, hanno ottenuto quello che cercavano, smentire una delle tante voci che mettevano in dubbio la versione ufficiale del rapimento più famoso della storia recente dell’Austria.

LA VERITA’ CHE MANCA – Il 29 luglio del 2011 Ischtar A. è stata però sentita dal tribunale di Innsbruck in una testimonianza legata ad un processo per abuso d’ufficio che si svolge contro cinque procuratori che hanno indagato sul caso Kampusch. La giovane ha smentito su tutta la linea la ricostruzione del confronto fatto dalla polizia viennese. Non solo la testimone non avrebbe smentito la sua versione dei due rapitori, cosa comunicata in modo falso dagli inquirenti, ma avrebbe fatto pressioni contro di lei perché tacesse in pubblico e non rivelasse più il suo racconto di un rapimento Kampusch effettuato da due persone. I poliziotti avrebbero detto che questa versione danneggiava il loro lavoro. Dopo questa testimonianza si è accresciuto il sospetto che la testimone Ischtas sia sempre stata messa sotto pressione per alterare la sua testimonianza iniziale. Johann Rzeszut, ex presidente della Corte d’Appello di Vienna, ha descritto il confronto del 2009 come una vera e propria farsa, rimarcando come la testimone più importante sia stata vittima di un comportamento totalmente inadeguato da parte degli inquirenti.

UN CRIMINALE IN LIBERTA’ ?– Secondo l’ex magistrato nel caso Kampusch fin dall’inizio non sono stati rispettate fasi essenziali delle indagini, così come testimonianze chiave siano state trascurate in un modo non difendibile.  Anche il presidente del comitato parlamentare di inchiesta sul caso Kampusch Werner Amon, deputato popolare, ha evidenziato come non sia comprensibile l’atteggiamento degli inquirenti, che non ha dato peso alla testimonianza di Ischtar A. solo perché contraddiceva con quanto detto da Natascha. Secondo Rzeszut

Una delle due giovani donne racconta una ricostruzione falsa. La testimone Ischtar A. non ha nessun motivo pensabile per fare questo, mentre la vittima di un rapimento così crudele potrebbe avere plausibili cause per alterare la versione dei fatti – per esempio un coautore del delitto ancora in vita che la ricatterebbe.

Nessuno ha contestato a Natascha Kampusch tutti i dubbi sulla versione del singolo rapitore quando lei ha pubblicato il suo libro e l’ha presentato in Tv o sui giornali. Nella sua stessa autobiografia Natascha ha scritto che Prikoplil, durante il primo tragitto verso la sua prigione, le avrebbe detto che sarebbe stata presto consegnata ad altri. Mai la Kampusch ha parlato di complici o altre persone coinvolte nel caso, negandone la loro presenza sin dal primo interrogatorio. L’atteggiamento degli inquirenti, che hanno negato in ogni modo la ricostruzione di un rapimento che coinvolgesse più autori, ha però sempre fatto insospettire chi ha seguito il caso Kampusch. Uno o più criminali potrebbero essere ancora in libertà, e vista la crudeltà dimostrata molte bambine potrebbero essere in pericolo. Il cadavere di Prikopil sembra suggerire questo, un morto che ancora parla dei tanti misteri del rapimento più famoso degli anni 2000.

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