Google pagherà la multa più salata di sempre (da 4,3 miliardi di euro)
18/07/2018 di Gianmichele Laino
Era nell’aria, ora è ufficiale. A Google è stata comminata una multa da 4,3 miliardi di euro per abuso della posizione dominante del suo sistema operativo Android. Si tratta di un altro colpo durissimo per il colosso statunitense, che già lo scorso anno fu costretto a pagare, sempre all’Unione Europea, 2,4 miliardi di euro per aver favorito il suo servizio di comparazione di prezzi Google Shopping a scapito degli altri competitor.
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Multa Google, l’indagine e i risultati
Il risultato della decisione presa dalla Commissione Europea, rappresentata dal suo responsabile della sicurezza Margrethe Vestager, è il frutto di un’indagine che è partita dal 2016: Google, infatti, obbliga i produttori di smartphone e tablet a preinstallare Play Store (il negozio per acquistare le app di Google), che può essere scaricato solo attraverso Google Search, il quale a sua volta può essere trovato solo con Google Chrome. Insomma, una sorta di scatola cinese che favorirebbe in maniera spropositata il motore di ricerca di Mountain View.
Multa Google, perché l’azienda è stata sanzionata
La contestazione di Google, che si è sempre opposta a questa indagine della Commissione europea, si basava sul fatto che l’azienda sia sempre stata aperta a qualsiasi altro competitor, favorendo l’installazione anche a migliaia di altri sviluppatori. Tuttavia, i vertici europei non la pensano allo stesso modo: secondo i dati raccolti, in Europa, l’80% dei prodotti tecnologici venduti utilizza il sistema operativo Android. Un dato che, da solo, dovrebbe già far comprendere la portata della posizione dominante di Google.
Il fatturato dell’azienda di Mountain View, al momento, si aggira intorno ai 31 miliardi di dollari. La multa comminata dalla Commissione Europea dovrebbe costringere Google a rivedere il suo sistema di diffusione della propria pubblicità sui dispositivi Android. Al momento, infatti, gli utenti – vista la preinstallazione di Google Play – non sono incentivati a modificare, ad esempio, il proprio motore di ricerca rivolgendosi alla concorrenza. C’è anche da dire che Android ha aperto alla democraticizzazione dello smartphone (a differenza di Apple), ma la posizione di Google in merito resta in bilico.
L’azienda ha 90 giorni di tempo per mettere fine alle pratiche anticoncorrenziali, secondo quanto prevede la decisione della Commissione Ue su Google. Se non si adeguerà, l’azienda rischia di pagare una penale del 5% del fatturato di Alphabet, la casa madre della stessa Google.