Gramellini scivola sulla bufala di Oxford che vuole «abolire Mozart»

La notizia è stata rilanciata dal Telegraph e da altri tabloid britannici, ma le cose stanno diversamente

01/04/2021 di Gianmichele Laino

Lanciata dal Telegraph, ripresa da altri tabloid britannici e amplificata anche da alcune testate sovranità nostrane come Il Secolo d’Italia. Quello che stride, però, è la diffusione in pillole della notizia nella rubrica di Massimo Gramellini in prima pagina sul Corriere della Sera, con il titolo «Quel razzista di Mozart». Perché la situazione è molto diversa dal “Mozart razzista”, utilizzata dal vicedirettore del quotidiano più importante d’Italia, per raccontare la storia. Procediamo con ordine.

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Mozart razzista, una bufala che arriva da oltre Manica

Innanzitutto, la polemica tirata fuori dal Telegraph riguarda la notazione musicale in generale – Mozart sarebbe una conseguenza delle cose – ritenuta troppo eurocentrica e non aperta alle altre culture che, con il sistema di lettura degli spartiti, si troverebbe a disagio. L’affermazione da cui parte la polemica sollevata dal Telegraph è che l’Università britannica di Oxford smetterà di insegnare agli studenti a leggere dagli spartiti “a causa della sua complicità nel suprematismo bianco”. Il Telegraph cita alcuni documenti interni circolati all’interno di ambienti universitari.

La domanda è: esistono questi documenti? Le cose stanno diversamente. Stephen Rouse, portavoce dell’università di Oxford, ha affermato che le affermazioni riportate nell’articolo risalente al 27 marzo 2021 non sono corrette. L’istituzione non ha mai preso in considerazione – sottolinea il portavoce di Oxford all’Associated Press – il fatto di non insegnare più la notazione musicale. «Nessuna proposta o suggerimento del genere su spartiti o notazioni musicali occidentali è stato fatto, nessun tentativo di far smettere ai docenti di insegnare la notazione musicale e agli studenti di leggere gli spartiti». Il portavoce di Oxford, inoltre, ci tiene ad aggiungere che le affermazioni che il Telegraph attribuisce genericamente a persone di cui non riporta i nomi possono essere attribuite non all’istituzione accademica in generale, ma al limite all’opinione di un singolo individuo. Nessuna voglia di cancellare Mozart, dunque.

La spiegazione di Oxford

Oxford, anzi, rilancia sulla base del fatto che l’università aveva già deciso – ben prima degli scontri legati al movimento Black Lives Matter, ritenuto dal Telegraph “responsabile” di questa scelta accademica – di aggiornare i propri programmi musicali, rendendoli più inclusivi, allargandoli anche ad altri panorami musicali. Insomma, un modo per superare – anche nei programmi dello studio della musica – i confini occidentali e aprirsi alle culture musicali emergenti.

Invece, la notizia è passata senza filtri in Italia, finendo in prima pagina sul più importante quotidiano nazionale.

Cosa resterà di questa storia, secondo voi, nel lettore italiano? Il titolo a effetto di Gramellini su Mozart – che gode sicuramente di ampia diffusione, anche sui social network – o la spiegazione dell’università di Oxford ripresa da alcuni media internazionali ma, almeno al momento, ignorata in Italia?

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