L’attacco della Lega: «Non si distinguono i candidati di sinistra dai giornalisti Rai»

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Lo ha detto Alessandro Morelli, viceministro della Lega ed ex direttore di Radio Padania

Se c’è una cosa che sembra unire la coalizione di centrodestra (che sta mascherando molto bene i malumori su leadership e divisione di incarichi una volta al governo, come sarà probabile) è sicuramente l’acredine con cui sta trattando la Rai e, nella fattispecie, l’informazione del servizio pubblico. Alessandro Morelli, viceministro alle Infrastrutture ed ex direttore di Radio Padania, è la voce della Lega sul lavoro dei giornalisti di Viale Mazzini. In una intervista a Libero attacca: «Quando parlano, non si riesce a distinguere i candidati della sinistra dai giornalisti della Rai o dai giornalisti di altri giornali».



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Alessandro Morelli sui giornalisti Rai paragonati ai candidati di sinistra

Non è la prima volta, dall’inizio di questa campagna elettorale, che la Lega – e tutto il centrodestra in generale – si scagli contro la Rai. Nella scorsa settimana, si è assistito prima alle critiche per la scaletta del Tg1 (secondo i leghisti troppo incentrata sull’omicidio di Civitanova Marche), poi alla polemica con Elisa Anzaldo per la battuta su Giorgia Meloni (polemica a cui hanno partecipato tutte le altre forze di centrodestra e che dovrebbe essere rientrata sabato sera, con il tweet conciliante della leader di Fratelli d’Italia). Oggi, però, nell’intervista rilasciata a Pietro Senaldi, è Morelli a rincarare la dose sul servizio pubblico.



Parla di comportamento dei giornalisti del servizio pubblico che “scandalizza” per i toni utilizzati, di una Rai che parla della Lega soltanto per metterla in cattiva luce davanti ai telespettatori, partendo dall’assunto che «giornalisti e autori Rai vivono in una bolla perché sono stati selezionati solo a sinistra». Visto che i giornalisti in Rai entrano per concorso, possiamo mai pensare che le selezioni siano basate sull’appartenenza politica? In ogni caso, Morelli continua il suo attacco: sostiene che la Rai debba essere aperta al mercato, magari non al 100% perché comunque deve garantire il servizio pubblico. Tuttavia, parla anche di differenza territoriale: spinto all’affermazione da una domanda di Senaldi, sostiene che il fatto che la Rai sia romana e che la Lega è un partito che nasce al nord possa essere «una parte del problema».

Continua, dunque, la campagna elettorale del centrodestra basata sulle bordate al giornalismo e – in particolare – a quello del servizio pubblico. Secondo Morelli, in sostanza, l’idea del centrodestra data dalla Rai non sarebbe conforme alla verità.