Le scuse (parziali) di Meta a 5 anni dal suicidio di una 14enne dopo aver visto alcuni post su Instagram

Molly Russell, nel 2017, aveva 14 anni. Si è tolta la vita dopo aver interagito con alcuni post social che parlavano di autolesionismo. L'azienda che si occupa dei social si è detta rammaricata per l'accaduto, ma che non tutti i contenuti visti dalla giovane erano contrari alla policy del social

27/09/2022 di Enzo Boldi

Per anni si è parlato dell’attenzione ai contenuti ospitati dalle varie piattaforme social, soprattutto se visibili e alla portata di utenti che, per età anagrafica, sono più sensibili e portati a un comportamento emulativo di quel che osservano scorrendo lungo le timeline. È accaduto con le famose “challenge”, quei fenomeni difficili da contrastare in tempo reale (per la loro dinamica virale che si consuma in un breve lasso di tempo), ma anche per post di altro tipo. Ed è quello che è accaduto nel 2017 alla 14enne Molly Russell che ha deciso di togliersi la vita dopo aver letto e interagito con alcuni post e video sull’autolesionismo pubblicati su Instagram e Pinterest. E oggi, solo dopo 5 anni dal tragico suicidio della giovane ragazza britannica, Meta ha chiesto scusa per non aver rimosso in tempo quei post. Ma lo ha fatto solo in modo parziale.

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La giovane Molly Russell viveva con la sua famiglia nella zona di Harrow, un quartiere nella zona Nord-Est di Londra. Si è tolta la vita nel novembre di cinque anni fa. La ragazza, come hanno confermato le indagini successive alla sua morte, nei mesi precedenti aveva interagito con alcuni post social (su Instagram e Pinterest) in cui si parlava di ansia, pratiche di autolesionismo e suicidio. Contenuti che, ovviamente, non dovrebbero essere presenti sulle piattaforme. E, soprattutto, non dovrebbero essere messi a disposizioni di adolescenti e minori. E, invece, quei post erano lì. Video, immagini e grafiche su tematiche che dovrebbero rimanere fuori dai social. Ma la 14enne li trovò scorrendo lungo la timeline della sua bacheca. Fino al tragico epilogo.

Molly Russell, le scuse di Meta a 5 anni dal suicidio

In questi giorni, a poche settimane dal quinto anniversario di quel tragico evento, è iniziato il processo. Sono stati alla sbarra anche alcuni rappresentanti di Meta, l’azienda alle spalle sia di Instagram. E a parlare è stata Elizabeth Lagone, responsabile della “salute e benessere” del social delle foto. La rappresentante di Menlo Park si è detta rammaricata per quanto accaduto, soprattutto perché alcuni contenuti con cui la giovane aveva interagito prima del suicidio non rispettavano la policy della piattaforma (e, infatti, sono stati rimossi successivamente). Ma quei post erano moltissimi. Dal profilo di Molly Russell è emerso che la 14enne aveva interagito con oltre 2mila contenuti (tra Instagram e Pinterest) in cui si parlava di depressione, autolesionismo e suicidio. Ma non tutti, secondo la responsabile di Instagram, erano contrari ai regolamenti del social. «Alcune persone potrebbero trovare conforto», ha detto Lagone che, incalzata dall’avvocato della famiglia della vittima, ha rivendicato la “sicurezza” della maggior parte di quei post che non sono stati rimossi per tempo. Anzi, li ha descritti come «generalmente ammissibili».

Il cortocircuito

Dunque, Meta sostiene che alcuni dei contenuti che parlano di autolesionismo e depressione sia tollerabili. Anzi, la stessa Lagone – come riporta il Financial Times – ha detto che Instagram «non dovrebbe cercare di rimuovere (tutti i post su questi argomenti, ndr) a causa dell’ulteriore stigma e vergogna che può causare alle persone che stanno lottando». La linea difensiva di Menlo Park, dunque, è quella di non fornire un’etichetta univoca sui quei contenuti che potrebbero avere delle varianti e delle sfumature che rendono impossibile la rimozione dalla piattaforma. Nonostante temi come suicidio e autolesionismo siano messi a disposizione di utenti minorenni.

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