«La moglie del custode della Nunziatura non è scomparsa»

La trasmissione di Raitre Chi l’ha visto? condotta da Federica Sciarelli raramente si sbilancia se non ha indicazioni piuttosto solide. Ed ecco che nella giornata di oggi è arrivata la notizia che smentisce la possibile attribuzione delle ossa ritrovate nel palazzo in ristrutturazione di via Po a Roma alla moglie del custode dell’edificio della Nunziatura Apostolica.

Moglie custode: «Le ossa in via Po non appartengono a lei»

Tra le tante voci che, in un primo momento, attribuivano lo scheletro (o gli scheletri diversi) a Emanuela Orlandi o a Mirella Gregori – due ragazze scomparse da Roma nel 1983 – spuntava anche quella che collegava i reperti a un’altra donna che, secondo le prime ipotesi, si sarebbe allontanata da casa negli anni Sessanta.

«I resti non possono quindi essere della moglie del custode Pino – si legge in una nota stampa diffusa da Chi l’ha visto? -, che ha alloggiato nell’edificio all’interno di Villa Giorgina, perché lei non è scomparsa. A sostegno dell’ipotesi si era anche parlato di frequenti litigi fra i due che avrebbero potuto degenerare addirittura in un omicidio».

Ancora mistero sulle analisi e sul caso Orlandi

Nella giornata di oggi, tra l’altro, dovrebbero arrivare i primi risultati della polizia scientifica sull’esame del Dna delle ossa ritrovate in via Po. Il ritrovamento aveva fatto immediatamente scalpore perché era stato associato alla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, due casi irrisolti della cronaca italiana, che hanno al centro anche rapporti piuttosto controversi con il Vaticano.

Sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, infatti, sono state fatte diverse ipotesi che – nel corso degli anni – hanno interessato l’attentato a Giovanni Paolo II e la banda della Magliana. Ora, il ritrovamento delle ossa potrebbe aprire una nuova pista: nella giornata di venerdì si era diffusa la notizia che gli scheletri sarebbero compatibili con quelli di due ragazze di bassa statura.

Tuttavia, nel corso delle scorse ore, sono arrivati altri comunicati da parte di diverse famiglie di persone scomparse. «L’Associazione Penelope Lazio (che si occupa di assistenza alle famiglie degli scomparsi, ndr) rileva che si sono espresse a vario titolo, spesso in modo inopportuno, una serie di ipotesi su possibili identità di persone scomparse – si legge in un comunicato -. Innanzitutto appare quanto mai disdicevole che tale pluralità d’informazione non abbia avuto alcun rispetto dei sentimenti umani verso quei famigliari che da anni attendono una risposta dalla loro ricerca del loro congiunto che non ha fatto più ritorno a casa. Spiace che la recente indagine per “omicidio” si focalizzi due o tre casi più eclatanti quando sono molto di più i famigliari in attesa di una risposta».

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