Moavero conferma una verità nota a tutti: «La Libia non è un porto sicuro»

28/06/2019 di Enzo Boldi

Matteo Salvini, spesso e volentieri, lo ha chiamato in causa. Enzo Moavero Milanesi, di professione Ministro degli Esteri, alla fine ha parlato della situazione libica confermando quello che tutti sanno ma che, spesso e volentieri, non viene detto per ragioni di pura propaganda politica: «La Libia non è un porto sicuro». Lo si sapeva già da tempo, con un conflitto interno che ha toni accesissimi e con persone in fuga da una situazione incandescente da mesi. Ora, però, anche dalla Farnesina arriva la risposta ai perché sovranisti-populisti: i migranti non posso essere portati a Tripoli.

«La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono. Non siamo noi a dirlo – ha detto il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi rispondendo ad una domanda in un punto stampa alla Farnesina con l’inviato Onu Ghassan Salamè -. So che da questo nascono varie precisazioni di carattere mediatico su convergenze di posizioni o meno, ma è un dato di fatto del diritto internazionale». Una puntualizzazione che, sul finale, raccoglie anche tutte le polemiche politico-mediatiche che da oltre un anno a questa parte hanno contraddistinto i proclami di molti partiti (Lega e Fratelli d’Italia).

Moavero e quella Libia che non è un porto sicuro

Quindi Tripoli (intesa come espressione della Libia) non è un Pos (Place of Safety) in cui poter pensare di mandare o far sbarcare i migranti. Eppure negli ultimi giorni, con il caso Sea Watch3, da Salvini a Giorgia Meloni hanno ignorato tutto quello che accade da tempo nello Stato libico e hanno anche accusato la nave della Ong di andare a Tunisi (al centro di sanguinosi attentati solo nella giornata di ieri). La situazione nei paesi del Nord Africa non consente di considerare almeno la Libia un porto sicuro.

Il mancato controllo libico nelle sue acque

Come detto, Matteo Salvini aveva chiesto l’intervento di Moavero e del suo ruolo alla Farnesina. Ora è arrivata la sua sentenza, che – tra l’altro – non è un suo pensiero, ma quello internazionale. E, nonostante non sia un place of safety, la Libia «ha il diritto di vigilare su ciò che accade nelle acque territoriali davanti alle proprie coste». Anche perché la Guardia Costiera è stata formata dalla Marina Militare italiana e le motovedette sono state offerte dal nostro Paese. E, invece, le denunce che arrivano parlano di telefoni che squillano a vuoto e di soccorsi perennemente in ritardo.

(foto di copertina: ANSA/ ANGELO CARCONI)

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