«Riaprite le indagini sull’omicidio di Mino Pecorelli»
16/01/2019 di Enzo Boldi
Dopo quarant’anni dal suo omicidio, non c’è ancora chiarezza attorno alla morte di Carmine Mino Pecorelli. Il giornalista molisano venne ucciso a Roma il 20 marzo 1979, barbaramente freddato da quattro colpi di pistola in via Orazio, non distante dalla sede della redazione del suo giornale, mentre era a bordo della propria automobile. Attorno al suo decesso sono circolate diverse voci e ipotesi, ma ora la sorella di Mino Pecorelli chiede la riapertura delle indagini sulla sua morte.
La richiesta di Rosita, la sorella di Mino Pecorelli,sarà presentata attraverso un’istanza che sarà depositata domani alla procura della capitale dal suo legale, l’avvocato Valter Biscotti. Il tutto si basa su una dichiarazione di Vincenzo Vinciguerra, ex estremista della destra neofascista di Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. «Il Tilgher mi disse che Magnetta si stava comportando male in quanto gli aveva fatto sapere che o veniva aiutato ad uscire dal carcere o lui avrebbe consegnato le armi in suo possesso fra cui la pistola che era stata utilizzata per uccidere il giornalista Mino Pecorelli», questo è ciò che è stato scritto nel verbale d’interrogatorio sull’omicidio di Aldo Moro.
Si riaprirà l’indagine sull’omicidio di Mino Pecorelli?
Le due persone citate da Vincenzo Vinciguerra sono Adriano Thilger, politico di destra legato ad Avanguardia Nazionale, e Domenico Magnetta, ora speaker a Radio Padania e anche lui storicamente legato all’estrema destra e con precedenti penali per rapine e altri crimini anche in compagnia di due vecchie conoscenze della giustizia italiana: Massimo Carminati (ora in carcere per l’indagine su Mafia Capitale) e Valerio Fioravanti, condannato per altri episodi legati al terrorismo di stampo neofascista.
Buscetta tirò in ballo Giulio Andreotti
Quel verbale, siglato dal magistrato Guido Salvini, potrebbe ora riaprire un’indagine chiusa da tempo, la cui ferita, però, non è stata mai rimarginata. I familiari del direttore dell’agenzia di stampa ‘OP – Osservatore Politico’ ucciso nel 1979 potrebbe finalmente ottenere giustizia, dopo anni di voci e dichiarazioni varie fatte da alcuni pentiti. Uno fra tutti Tommaso Buscetta che tirò in ballo anche Giulio Andreotti.
(foto di copertina da Wikipedia)