Minniti avverte: il rischio attentati è alto e i foreign fighters possono arrivare sui barconi

01/04/2018 di Redazione

Il rischio di attentati in Italia «era e rimarrà alto» e i foreign fighters possono arrivare anche sui barconi. È quanto spiegato oggi in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Giornale dal ministro dell’Interno Marco Minniti. Il titolare del Viminale parla di terroristi che potrebbero nascondersi tra i migranti perché «non siamo di fronte a una ritirata organizzata» ma ad una «fuga individuale».

Minniti: il rischio attentati «alto» e i foreign fighters possono arrivare anche sui barconi

«In questi anni – ha spiegato Minniti – abbiamo dovuto misurarci con una drammatica minaccia che costituiva, rispetto anche ad altre esperienze di terrorismo islamista, una radicale innovazione. Islamic State a un certo punto ha operato una gigantesca differenziazione con Al Qaeda, ossia ha deciso di farsi Stato. E da Isis iniziale ha tolto le due sillabe finali, diventando Is. Cioè passando anche dall’Irak e dal Levante al Califfato per puntare al mondo intero. Con la caduta di Raqqa, però, il Califfato ha subito un colpo durissimo. È rimasto sul campo attraverso i foreign fighters che non sappiamo quanto siano sopravvissuti rispetto ai circa 30mila iniziali».

Dunque, i combattenti torneranno in Europa? E in che modo? «Non siamo di fronte a una ritirata organizzata. Se un anno fa

mi aveste chiesto se è possibile che questi soggetti si mischino coi flussi dei migranti – ha dichiarato il ministro – avrei risposto ‘no’ perché un anno fa questi gruppi sarebbero stati degli assetti nobili di Is e tu un assetto nobile non lo mandi in Europa con i rischi dei flussi migratori. Dal momento che la fuga è individuale viene lecito pensare che la via migliore sia quella di una rotta già aperta, quella dei trafficanti di esseri umani».

Minniti e il «metodo per governare i flussi migratori»

Per Minniti «è importante l’aver creato un metodo per governare i flussi migratori», spiega. «Il governo che verrà ne tenga conto». «La lista dei foreign fighters viene continuamente aggiornata. Si parla di cifre relativamente piccole rispetto agli altri Paesi europei, intorno ai 120 soggetti, di cui una parte presuntivamente morti». Sui flussi dei migranti – evidenzia il ministro – «in 16 mesi abbiamo creato un metodo, partendo dalla restituzione di quattro motovedette alla Libia», che «hanno fatto più di 25mila operazioni di search and rescue. In questo momento in Libia, grazie alla nostra iniziativa, operano l’Oim e l’Unhcr». Chi ha diritto alla protezione internazionale – spiega Minniti – non è più portato dagli scafisti, ma dalle organizzazioni governative d’intesa con la Cei. «A breve aprirà a Tripoli un centro vocato a far questo e gestito direttamente dall’Unhcr con il governo libico». Chi non ha diritto è rimpatriato dall’Oim «con rimpatrio volontario assistito, ovvero con un budget per rifarsi una vita».

(Foto: ANSA / ANGELO CARCONI)

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