Milan, la procura indaga per riciclaggio: il problema rossonero sulla campagna elettorale di Berlusconi

La trattativa che ha portato alla vendita del Milan ha sempre avuto delle zone d’ombra e i legali di Silvio Berlusconi, oltre all’attuale dirigenza, sono intervenuti più volte per fare chiarezza. Tuttavia, la procura di Milano ha gettato altri dubbi sull’operazione di compra-vendita della società rossonera, aprendo in gran segreto – come riporta questa mattina il quotidiano La Stampa – un’inchiesta che prevede, tra le ipotesi di reato, quella del riciclaggio di denaro. Una tegola, in piena campagna elettorale per Berlusconi.

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MILAN, L’INCHIESTA DELLA PROCURA

Che origine ha il denaro, tanto, utilizzato per acquistare il Milan? Da dove provengono quei 740 milioni che l’imprenditore cinese Yonghong Li ha versato in più tranche per assicurarsi la prestigiosa società di calcio. Secondo la procura, la vendita del Milan sarebbe stata una grossa operazione per nascondere il rientro in Italia di un grande capitale.

I sospetti ricadono su presunti flussi che arrivano fino a Hong Kong: alcuni documenti raccolti dalla procura – con in prima linea l’aggiunto Fabio de Pasquale – andrebbero a smentire le ricostruzioni fatte in passato da Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, che aveva depositato evidenze sulla «lecita provenienza dei fondi». Se le ipotesi della procura fossero confermate, si configurerebbe uno dei più gravi reati di natura finanziaria, il riciclaggio appunto, che prevede una pena che oscilla tra i 4 e i 12 anni di reclusione.

MILAN, LA COMPRAVENDITA E LA SUA STORIA TORMENTATA

L’inchiesta della procura va ad aggiungersi a tutte le vicende poco chiare che hanno caratterizzato la vendita del Milan, sin dalle sue primissime battute. Sin da quando, cioè, l’acquirente giusto era stato individuato nel broker thailandese Bee Taechaubol, misteriosamente eclissatosi dopo alcuni passaggi che facevano pensare a un’imminente ufficialità dell’operazione. Anche sulle attività economiche dell’attuale presidente Li, poi, sono stati avanzati seri dubbi: un’inchiesta del New York Times ha dimostrato l’assoluta inconsistenza del suo impero economico e i presunti legami con operazioni – condotte da alcuni membri della sua famiglia – illegali.

Nella mattinata di oggi, tuttavia, è arrivata una prima smentita sulla ricostruzione proposta da La Stampa: «Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell’ A.C. Milan»: lo ha dichiarato, in maniera molto rapida e secca, il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco.

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