Economia e Covid-19: l’importanza dei corsi di studio in economia aziendale internazionale per superare la crisi
La ripresa dell'economia dopo la pandemia da Covid-19 dipenderà anche dalla formazione dei giovani di oggi
16/05/2021 di Redazione
L’economia, nella sua accezione popolare, sembra un concetto astratto esistente solo sui libri, sui tavoli dei grandi esperti di finanza o degli economisti oppure un argomento da piccoli imprenditori locali nella gestione delle loro imprese. In realtà, la scienza economica non è nient’altro che il motore della società, il mezzo attraverso cui l’uomo si evolve e cambia il mondo alla ricerca del benessere e dell’innovazione. Non è un caso che l’economia sia universalmente definita come “l’organizzazione dell’utilizzo di risorse scarse, limitate o finite” posta in essere per soddisfare i bisogni di un singolo o di un’intera collettività. Ne deriva allora che il sistema economico è parte fondamentale della nostra quotidianità in quanto ogni aspetto della nostra vita è mosso da questi principi. In tal senso è proprio da concetti come questi che prendono le basi i corsi di studio in economia, come per esempio il corso di laurea in economia aziendale Internazionale di Link Campus University.
La caduta libera del Pil Mondiale e le prospettive di risalita
In un mondo fortemente globalizzato e interconnesso, dove l’economia non ha più frontiere e si basa integralmente sull’importazione e l’esportazione da e verso tutti gli Stati del mondo, la pandemia da Covid-19 ha avuto terribili conseguenze economiche. Secondo l’ultimo report stilato dalla Banca Mondiale, il 90% dei 183 Paesi del mondo subirà un calo del Pil pari al 5,2% medio, con la diminuzione del reddito pro capite stimato intorno a 3,6%: un vero e proprio salasso economico mondiale che inciderà fortemente sulle economie in sviluppo e che abbasserà drasticamente le aspettative di crescita dei Paesi già sviluppati, creando nuovi poveri, aumentando la disparità sociale e, con molta probabilità, cancellando la fascia media, aprendo le porte a uno squilibrio insanabile fra ricchi e poveri.
Una situazione intollerabile. La flessione della domanda interna determinata dalle restrizioni imposte dal Governo Italiano alla libertà di circolazione che ha fatto calare a picco i consumi di ogni genere tranne i beni di prima necessità e si è abbattuta soprattutto sui ristoratori e sui gestori o proprietari di attività considerate come non necessarie, è solo la punta del problema di cui si auspica una risoluzione a breve. L’allentamento delle restrizioni e le manovre economiche adottate dall’Unione Europea per il sostentamento degli Stati Membri più colpiti, unite al progetto del Governo Draghi per il rilancio, prevedono la ripresa dell’economia in maniera lenta ma costante.
Tutto ciò anche grazie ad iniziative che stanno raccogliendo un buon successo tra i cittadini e stanno aumentando i consumi, si pensi per esempio alle detrazioni fiscali introdotte a luglio 2020 su Superbonus 110%, Econobonus 50% e 65%, usufruibili per il cliente grazie a uno sconto in fattura. Inoltre le aperture a scaglioni dei locali fanno intravedere una debole ripresa del settore ristorativo e turistico anche se la risposta effettiva andrà misurata col tempo e dipenderà fortemente anche dall’andamento della pandemia e da come le Istituzioni sanitarie saranno in grado di contenerla e contrastarla. I drammi più evidenti coinvolgono il crollo degli scambi internazionali che hanno portato al blocco di molte linee produttive e di tutte quelle aziende che vivono di import ed export o che fanno di questi rapporti la base del loro business.
Il ruolo dell’economia internazionale
La caduta in picchiata del commercio internazionale preoccupa fortemente gli operatori economici in quanto è già da 30 anni, praticamente da quando sono state introdotte le linee di comunicazione veloce extrastatali, che la maggioranza degli introiti dei grandi colossi mondiali come Cina, USA e Unione Europea deriva dalle c.d. catene globali del valore (GVCs). Per semplificare, queste GVCs non sono nient’altro che un sistema che misura le interconnessioni fra Stati direttamente influenti sulle catene di produzione di beni complessi. Ciò significa che il blocco o la riduzione dell’export ha portato ad un fermo o rallentamento nelle catene di produzione dei Paesi, con conseguente tracollo economico.
Si pensi al caso delle automobili che vengono prodotte grazie all’importazione di pezzi da vari Stati e poi esportate all’estero per essere vendute. In assenza dei pezzi necessari la produzione non può proseguire e la catena economica si ferma. Questo fenomeno è conosciuto come effetto frusta e danneggia, a cascata, tutti gli Stati coinvolti nel processo produttivo di un determinato bene, arrecando uno shock economico con deficit di introito e aumento delle spese. Tutto ciò colpisce in maniera diretta anche altri aspetti non strettamente legati all’economia ma che producono effetti dannosi per essa. Uno stop ai processi produttivi farmacologici, per esempio, riduce la produzione di farmaci anche salvavita colpendo la sanità pubblica, mietendo vittime e riducendo il capitale umano. Identica questione, anche se legata a processi produttivi, vale per il turismo: il blocco dei viaggi internazionali, ha avuto per gli Stati che guadagnano la maggior parte del loro Pil dalle spese dei turisti, un pesante colpo insanabile con qualsiasi possibile politica interna.
Il corso di laurea in economia aziendale internazionale di Link Campus University
In tal senso, oggi più che mai è importante investire nella formazione e Link Campus University ha strutturato il suo corso di laurea in Economia aziendale internazionale in modo da preparare lo studente a confrontarsi con temi di grande attualità come questi, garantendogli, al termine del percorso didattico competenze idonee per essere inserito nel mondo del lavoro. Le lezioni previste in presenza sono erogate in piccole classi da massimo 25 partecipanti, ma possono comunque essere seguite online, nel rispetto della vigente normativa anti Covid.