Il Movimento 5 Stelle arrabbiato per il ‘metodo Lega’: «Ora anche noi diremo qualche verità su di loro»
28/03/2019 di Redazione
Quelli del Movimento 5 Stelle lo chiamano «metodo Lega». Ovvero, fare opposizione dall’interno dell’esecutivo. Un sistema che ha puntato, secondo alcune voci di retroscena raccolte da Massimo Franco del Corriere della Sera, a mettere il sigillo su tutte le iniziative del Moviemento 5 Stelle. Quando il Carroccio di Matteo Salvini non è d’accordo con quanto fatto dall’alleato di governo, in una maniera o in un’altra, trova il modo di dissociarsi.
Metodo Lega, le proteste nascoste del M5S
È successo, ad esempio, nel week-end italiano di Xi Jinping. L’accordo con il mercato cinese è frutto di un lungo lavoro dello staff pentastellato, avallato anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma Matteo Salvini non si è fatto vedere una sola volta a Roma mentre il presidente della Repubblica di Cina Xi Jinping ha fatto visita ai palazzi del potere per siglare i memorandum. È successo – lo si ricorderà – con il reddito di cittadinanza. Al momento della conferenza stampa di presentazione del decretone, infatti, Matteo Salvini si è rifiutato di mostrare ai fotografi il cartello con la dicitura ‘reddito di cittadinanza e quota 100’ per optare semplicemente sul cartello ‘quota 100’.
Inoltre, ogni volta che su un’iniziativa c’è il marchio del Movimento 5 Stelle, la Lega prova a metterci il carico per farne il controcanto. Un sistema, il metodo Lega, appunto, che non piace a Luigi Di Maio che, da questo momento in poi, sarà più battagliero. Le ultime stime sulla durata del governo lo danno in piedi fino all’autunno del 2019. Probabilmente sarà un altro esecutivo a mettere la firma sulla prossima legge di stabilità.
Metodo Lega, ora il M5S vuole cambiare strada
«Ora cambiamo anche noi – trapela da ambienti vicini al Movimento 5 Stelle -. Adesso diremo anche noi qualche verità in più sulla Lega». La decisione è arrivata soprattutto dopo gli ultimi risultati elettorali. Il flusso di voti che sta abbandonando il M5S per confluire nel partito di Salvini è imponente. E Di Maio ha bisogno di un risultato superiore al 20% alle elezioni europee per non veder messa in discussione la propria leadership politica.
«Salvini si è comportato in maniera scorretta – fanno sapere quelli del M5S -. Noi siamo diversi: a Bruxelles Conte ha difeso Salvini sull’immigrazione. Potevamo dire che invece di impedire lo sbarco di poche decine di migranti, avrebbe dovuto rimpatriare quelli in Italia, come da promesse elettorali. O che invece di promettere la castrazione chimica avrebbe dovuto garantire la sicurezza delle periferie. O ancora che, invece di girare con felpe e caschi, avrebbe dovuto lavorare di più al Viminale».
Sembra che questa guerra, rimasta finora tacita e sotterranea, stia per venire alla luce. Nonostante i due partiti siano insieme al governo. Una contraddizione tutta italiana. Ancora una volta.