Gli account Facebook e Instagram di Trump saranno riattivati, ma intanto le regole sulla moderazione dei contenuti sono cambiate

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Come è stata gestita la moderazione dei contenuti durante l'attacco al Campidoglio, soprattutto da Facebook, e quali provvedimenti sono stati presi da quel momento?

Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, è stato sospeso dai principali social network in seguito all’attacco al Congresso compiuto dai suoi sostenitori il 6 gennaio 2021.



In seguito all’attacco, Twitter aveva bloccato l’account di Trump per 12 ore, impedendogli di postare nuovi tweet, mentre la società proprietaria di Facebook e Instagram, Meta, aveva deciso di rimuovere alcuni post controversi riguardanti le violenze del 6 gennaio e di bloccare il suo account per 24 ore. Meta aveva poi esteso il blocco per le successive due settimane ma, alla fine, la sospensione di Trump dai social è stata molto più duratura: Twitter aveva deciso di sospendere il suo account a tempo indeterminato ma Elon Musk, a capo della società dalla fine di ottobre del 2022, ha deciso di riammetterlo a novembre del 2022. Anche Meta aveva preso una decisione identica a quella di Twitter ma l’Oversight Board, il comitato indipendente che si occupa di prendere decisioni sulla moderazione di contenuti e su altre questioni etiche riguardanti Facebook, aveva stabilito che la sospensione sarebbe durata due anni.

Il 25 gennaio 2023 Meta ha comunicato che nelle prossime settimane porrà fine alla sospensione degli account Facebook e Instagram di Trump perché ritiene che la sua presenza su queste piattaforme non costituisca più un rischio per la pubblica sicurezza e anche perché la società non vuole «intralciare il dibattito aperto, pubblico e democratico sulle piattaforme di Meta, specialmente nel contesto delle elezioni in società democratiche come gli Stati Uniti». Si tratta di una posizione in parte simile a quella di Twitter e più di preciso a quella del suo capo Elon Musk, che promuove il concetto di libertà di espressione talvolta estremizzandolo, tanto che si definisce un «assolutista della libertà d’espressione».



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Le decisioni di Meta sugli account di Trump durante l’attacco al Congresso e i provvedimenti che ha adottato da quel momento in poi

Durante la giornata del 6 gennaio 2021 Facebook aveva spiegato quali azioni stava intraprendendo per limitare le violenze durante l’attacco al Congresso e aveva pubblicato una serie di aggiornamenti a riguardo. Innanzitutto, Facebook aveva rimosso alcuni contenuti tra cui quelli che sostenevano o esaltavano le azioni degli assalitori, quelli che incitavano all’uso delle armi e anche i video dell’attacco stesso perché rappresentavano «la promozione di attività criminali che violano le nostre politiche». Facebook aveva rimosso infatti anche un video pubblicato da Trump in cui parlava dell’attacco e un suo post in cui metteva in dubbio i risultati delle ultime elezioni presidenziali, vinte dall’attuale presidente Joe Biden e perse da Trump.



Parallelamente alla rimozione dei contenuti ritenuti potenzialmente pericolosi per l’aumento delle violenze il social network di proprietà di Meta aveva anche aggiornato l’etichetta informativa applicata ai post che tentavano di delegittimare i risultati delle elezioni. Le cosiddette “etichette” sono uno dei principali sistemi adottati dalla maggior parte dei social network per segnalare i contenuti fuorvianti o falsi. Inoltre, come spesso accade in questi casi, Meta aveva già messo in atto delle misure di moderazione dei contenuti aggiuntive con l’obiettivo di limitare la diffusione di disinformazione durante le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Le valutazioni che hanno portato alla decisione di riammettere Trump sulle piattaforme di Meta hanno riguardato soprattutto il contesto delle elezioni di metà mandato che si sono tenute lo scorso novembre, ritenuto meno rischioso rispetto a quello di gennaio 2021. Facebook ha comunque sottolineato che Trump, come qualsiasi altro utente di Facebook o Instagram, è soggetto al rispetto degli standard della community ma che alla luce delle sue precedenti violazioni, nel caso in cui dovesse violare di nuovo le regole, sarà soggetto a «pene più severe per i reati ripetuti». Si tratta di sanzioni che Facebook applicherà anche ad altri personaggi pubblici che hanno commesso violazioni altrettanto gravi e i cui account vengono ripristinati dopo una sospensione: per questo Facebook ha diffuso un protocollo aggiornato che riguarda nello specifico la limitazione degli account dei personaggi pubblici durante disordini civili.

Meta ha detto che «nel caso in cui il signor Trump pubblichi ulteriori contenuti in violazione, il contenuto verrà rimosso e sarà sospeso per un periodo compreso tra un mese e due anni, a seconda della gravità della violazione».