Mercalli: “Eventi climatici sempre più estremi, dobbiamo abbandonare le zone a rischio”

Il climatologo Luca Mercalli commenta gli eventi climatici estremi di questi giorni e dice che è tardi per risolvere i problemi

05/10/2020 di Daniele Tempera

Un destino segnato quello degli eventi climatici estremi ai quali dobbiamo abituarci. Non ha dubbi il climatologo Luca Mercalli dopo  le ultime terribili alluvioni che hanno scosso la nostra Penisola, in particolare Piemonte e Liguria, procurando morti e feriti.

Intervistato dal quotidiano Cuneo24, il celebre climatologo dà un’interpretazione realistica delle alluvioni di questi ultimi giorni: «Abbiamo sfiorato i 600 mm di acqua in meno di 24 ore, parliamo di percentuali di piogge che vengono giù in sei mesi. Queste catastrofi trovano una delle loro ragioni nel fatto che il Mediterraneo è sempre più caldo e c’è maggiori contrasti quando avvengono le perturbazioni fredde dal Nord. Dovremo adattarci».

È tardi per risolvere i problemi, tocca adattarsi

«Abbiamo ancora un piccolo spazio di manovra per limitare i danni, non per risolverli, ci dovevamo pensare 40 anni fa, abbiamo fatto di tutto per ignorarlo. Dobbiamo consumare di meno soprattutto in Occidente e adattarsi sviluppando la resilienza, la capacità di non essere danneggiati in modo permanente dagli shock, per esempio investendo sul territorio» argomenta Mercalli.

E in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano, il climatologo rincara la dose proponendo come unica soluzione l’abbandono dei luoghi ormai considerati a rischio: « Il maggior risultato lo otterremo spostandoci noi dalle zone a rischio esondazione, dove non si dovrà più costruire nuovo edificato. “Dimenticatevi di trattenere queste quantità d’acqua solo pulendo i fossi o rattoppando i muretti a secco: viene giù tutto e basta».

Insomma l’unica soluzione sembra quella di mutare radicalmente il nostro rapporto con il territorio e lasciare ai corsi d’acqua delle fasce di esondazione sempre più ampie in previsione degli eventi estremi che ci aspettano. Sì, perché il cambiamento climatico è già tra noi e la parola d’ordine sembra già essere imparare a conviverci. 

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