Maxi sequestro per l’editore Ciancio Sanfilippo, comprese le quote dei quotidiani

Dopo un’indagine lunga 10 anni, il tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro e confisca nei confronti di Mario Ciancio Sanfilippo. Il valore dei beni ammonta ad almeno 150 milioni di euro e coinvolge anche il quotidiano di Catania La Sicilia, di cui Ciancio è editore e direttore, la maggioranza delle quote della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari e due emittenti televisive regionali, Antenna Sicilia e Telecolor. L’editore Ciancio Sanfilippo è al momento imputato per concorso esterno a Cosa nostra.

Maxi sequestro per Ciancio, l’indagine parallela

L’inchiesta che ha portato sotto sigilli i conti correnti, polizze assicurative, 31 società, beni immobili e quote partecipative di altre sette aziende, si è sviluppata parallelamente al processo che vede Ciancio imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i risultati dell’indagine partita nel 2007, non ci sarebbero relazioni pericolose ma rapporti poco chiari con la pubblica amministrazione e poca trasparenza finanziaria, almeno secondo la ricostruzione della procura diretta da Carmelo Zuccaro.

Sotto la verifica dei magistrati erano finiti i fondi svizzeri dell’editore, che risultavano intestati ad alcuni fiduciari del Liechtenstein, il cui esami portò ad una prima richiesta di sequestro che venne però respinta. La procura ha allora affidato alla società esterna Pwc l’esame delle evoluzioni del patrimonio dell’imprenditore nel periodo che andava dal 1979 fino al 2014. Alla fine, il 10 luglio scorso, è dai pm Antonino Fanara e Agata Santonocito che arriva la formulazione delle conclusioni fondata sull’analisi di 1500 bilanci, evidenziando delle «sproporzioni tra i capitali in entrata e uscita» e «fondi ingiustificati» che hanno portato al sequestro e confisca. Ulteriori dettagli sull’operazione verranno  resi noti nel corso martedì alle 11.30 durante la conferenza stampa della Procura catanese.

Maxi sequestro per Ciancio, Fava: «Direzione ai giornalisti siciliani»

Il Tribunale ha già nominato degli amministratori giudiziari per garantire la continuazione dell’attività del gruppo editoriale giornalistico, ma il presidente della commissione regionale antimafia, Claudio Fava, ha lanciato una controproposta. «Si affidi la testata ai giornalisti siciliani che in questi anni hanno cercato e raccontato le verità sulle collusioni e le protezioni del potere mafioso al prezzo della propria emarginazione professionale, del rischio, della solitudine» ha dichiarato Fava, sottolineando come il sequestro de La Sicilia possa e debba essere «l’occasione per ribaltare la storia opaca di quel giornale e della sua direzione» in modo da «restituire ai siciliani il diritto a un’informazione libera, autonoma, coraggiosa».

(credits immagine: ONORATI\ANSA)

 

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