Matteo Salvini stringe ancora sulle scorte: «Solo a chi è davvero a rischio»

Matteo Salvini torna a stringere sul tema delle scorte. Dopo aver annunciato una revisione a maggio, ora il vicepremier ha annunciato che sarebbe finalmente pronta la direttiva volta a ridurre nuovamente l’utilizzo delle forze dell’ordine deputate a garantire la sicurezza e salvezza di giornalisti, politici, magistrati, scrittori e persone a vario titolo la cui vita è a rischio. Ma il vicepremier chiarisce che non si tratta di un atto politico.

Matteo Salvini stringe ancora sulle scorte: «Solo a chi è davvero a rischio»

Con la nuova direttiva Matteo Salvini riduce ancora le scorte: stavolta ad essere “tagliati” sono 49  dispositivi, con 203 agenti ora assegnati a diversi servizi e il taglio contestuale delle auto blindate. L’intento del ministro dell’Interno è di garantire le scorte e tutelare «solo chi è davvero a rischio», ha spiegato ai giornalisti, spiegando che l’obiettivo finale è quello «rendere più efficiente il servizio, sia per il personale impiegato che per le risorse utilizzate».

A decidere chi davvero ha bisogno della scorta e soddisfa i requisiti, sono «appositi uffici» incaricati di esaminare  i «riscontri informativi». Una precisazione fatta dal ministro dell’interno per specificare che «si tratta di atti amministrativi e non politici». Il tema delle scorte infatti è stato in diverse occasioni per il vicepremier leghista scatenante di “litigi”, via social e interviste, con diverse figure politiche ed intellettuali, una tra tutte Roberto Saviano. Proprio mandano un «bacione» all’autore di Gomorra aveva annunciato il primo taglio a maggio attraverso una diretta Facebook. Lo scrittore è infatti minacciato di morte dai casalesi ed è sotto scorta dal 2006.

Secondo i dati raccolti da Repubblica, al 1° giugno 2019 le misure di sicurezza sopravvissute ad un a prima razionalizzazione sono 569, ovvero il 9% in meno di agenti deputati sia alle scorte personali che per vigilanze fisse. Le unità delle forze di polizia, sempre secondo i dati riportati da Repubblica, sono quindi 2015, 203 in meno rispetto all’anno precedente.

(Credits immagine di copertina: ANSA / MATTEO BAZZI)

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