È ufficiale, Mattarella e Salvini si odiano: «Inammissibili diktat al presidente e al premier»
24/05/2018 di Gianmichele Laino
Se le stanno dando di santa ragione, ovviamente metaforicamente parlando. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il leader della Lega Matteo Salvini, perno del nascente esecutivo Giuseppe Conte, in collaborazione con il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio, sono ai ferri corti. Lo dicono le voci di corridoio che si alternano nei palazzi istituzionali, lo dicono i messaggi che i due si stanno lanciando a colpi di dirette Facebook e comunicati ufficiali.
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Mattarella Salvini scontro ai vertici delle istituzioni
Sono tantissime le divergenze, ma tutte hanno una ben precisa origine: la nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia. L’82enne, che ha sposato in passato teorie no euro, è stato indicato dalla Lega ed è un punto fermo del governo giallo-verde secondo Matteo Salvini, che ha convinto il suo alleato Luigi Di Maio a inserirlo nella squadra dei ministri. Ma il nome di Savona non va per niente giù al Quirinale.
Nel corso delle consultazioni, Mattarella lo ha fatto presente più volte. E anche ieri, nel bel mezzo delle comunicazioni con il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, ha voluto ribadire la sua posizione. Forse c’è stata anche questa divergenza alla base del cambiamento in corsa del comunicato che Conte ha letto all’uscita dell’incontro. Oggi, i toni utilizzati da Mattarella sono ancor più chiari: «Il tema all’ordine del giorno – scrivono dal Quirinale – non è quello di presunti veti sui ministri (il riferimento è appunto a Savona, ndr) ma, al contrario, quello dell’inammissibilità di diktat nei confronti del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica nell’esercizio delle funzioni che la Costituzione attribuisce a tutti due».
Mattarella Salvini scontro, frecciate anche su immigrazione
Insomma, Salvini (e il suo alleato Di Maio) deve capire che il presidente della Repubblica non può essere ‘ricattato’ da una nomina politica. E che il futuro presidente del Consiglio non può essere il mero esecutore di un programma preconfezionato.
Ma lo scontro è anche sul tema caldo dell’immigrazione. Matteo Salvini ha utilizzato i migranti – e un presunto complotto dell’Europa per organizzare una vera e propria invasione estiva pur di mettere i bastoni tra le ruote al nuovo governo – come un vero e proprio spauracchio in campagna elettorale e la sua linea sembra continuare anche ora, alla vigilia della sua nomina a ministro dell’Interno.
«L’Italia crede alla collaborazione – è stata la risposta di Mattarella – ed è impegnata nella gestione di un fenomeno di portata storica che va governato da Africa ed Europa insieme, con lungimiranza e spirito di responsabilità e ci ha visto finora in prima linea a sostegno di un approccio volto a sconfiggere le cause profonde di questa tragedia e a tutela della vita e della dignità dei migranti». Occhio, quindi, a cambiare la linea.