Mattarella, alla fine, ha firmato la legge sulla legittima difesa (ma ha scritto alle Camere)
26/04/2019 di Gianmichele Laino
Non è arrivato il segnale forte che ci si sarebbe aspettati da Sergio Mattarella sulla legge sulla legittima difesa. Ancora una volta, il presidente della Repubblica ha scelto una formula particolare per esprimere le proprie eccezioni su una legge promulgata dal Parlamento: non il rinvio alle camere della norma (come, in passato, aveva fatto il suo predecessore Giorgio Napolitano), ma la promulgazione con una lettera di accompagnamento al Parlamento, in cui esprime le proprie perplessità in merito.
Mattarella, la scelta sulla legge sulla legittima difesa
Che, poi, perplessità non sono nella forma. Infatti, il presidente della Repubblica ha scelto una formula piuttosto neutra per evidenziare come la legge non indebolisce il ruolo dello Stato. «Va preliminarmente sottolineato – scrive Sergio Mattarella – che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia».
Mattarella, il testo completo della lettera alle Camere
Ecco il testo completo della lettera inviata da Mattarella:
«Ho promulgato in data odierna la legge recante: “Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa”.
Il provvedimento si propone di ampliare il regime di non punibilità a favore di chi reagisce legittimamente a un’offesa ingiusta, realizzata all’interno del domicilio e dei luoghi ad esso assimilati, il cui fondamento costituzionale è rappresentato dall’esistenza di una condizione di necessità.
Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia.
L’art.2 della legge, modificando l’art.55 del codice penale, attribuisce rilievo decisivo “allo stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto”: è evidente che la nuova normativa presuppone, in senso conforme alla Costituzione, una portata obiettiva del grave turbamento e che questo sia effettivamente determinato dalla concreta situazione in cui si manifesta.
Devo rilevare che l’articolo 8 della legge stabilisce che, nei procedimenti penali nei quali venga loro riconosciuta la legittima difesa “domiciliare”, le spese del giudizio per le persone interessate siano poste a carico dello Stato, mentre analoga previsione non è contemplata per le ipotesi di legittima difesa in luoghi diversi dal domicilio.
Segnalo, infine, che l’articolo 3 della legge in esame subordina al risarcimento del danno la possibilità di concedere la sospensione condizionale della pena, nel caso di condanna per furto in appartamento o per furto con strappo ma che lo stesso non è previsto per il delitto di rapina. Un trattamento differenziato tra i due reati non è ragionevole poiché – come indicato dalla Corte costituzionale, nella sentenza n. 125 del 2016 – “gli indici di pericolosità che possono ravvisarsi nel furto con strappo si rinvengono, incrementati, anche nella rapina“».
Il precedente di Mattarella che non rinvia la legge alle Camere
La lettera è stata inviata al presidente della Camera Roberto Fico e alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Questi ultimi, ora, la trasmetteranno ai deputati e ai senatori. La scelta di Mattarella – quella di inviare una lettera alle Camere con la contestuale promulgazione – era stata già fatta in passato: ad esempio, quando venne istituita la commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche. Si tratta di quello che è stato già definito in passato metodo Mattarella. Un modo per non fare un intervento diretto sul governo e sull’attività legislativa del parlamento, ma un espediente per far sentire comunque la propria voce.
Del resto, anche con un rinvio alle Camere della legge, vista l’ampia maggioranza che l’ha approvata, sarebbe stato difficile assistere a uno stravolgimento del provvedimento. Anche perché il presidente della Repubblica ha la possibilità di rimandare alle Camere solo una volta la stessa legge.
FOTO: ANSA/ FRANCESCO AMMENDOLA – UFFICIO STAMPA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA