La nuova ondata di hate speech contro Silvia Aisha Romano

Un anno dopo la sua liberazione, un articolo de La Stampa ha innescato una pericolosissima reazione a catena

07/05/2021 di Gianmichele Laino

Vi spieghiamo – facile facile – come funzionano i giornali e come funziona la rete. Oggi, il quotidiano La Stampa diretto da Massimo Giannini affronta, a un anno di distanza, una vicenda che – 12 mesi fa – ci aveva davvero tenuto con il fiato sospeso e che poi ci aveva fatto tirare un sospiro di sollievo. Il 9 maggio dell’anno scorso abbiamo assistito alla liberazione di Silvia Romano. Oggi, la stampa parla del matrimonio Silvia Romano, avvenuto nel mese di ottobre, e della sua vita 365 giorni dopo il rapimento. Questa notizia, cavalcando ovviamente i trend dettati dagli argomenti più ricercati dagli utenti, è stata riproposta questa mattina sui principali quotidiani online. Che, quindi, citando La Stampa, hanno amplificato a dismisura la notizia del matrimonio della giovane cooperante che era stata rapita in Kenya ed era stata tenuta prigioniera per circa un anno e mezzo in Somalia.

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Matrimonio Silvia Romano e la nuova ondata di hate speech

Chiaramente, i giornali hanno immediatamente provveduto alla condivisione dell’articolo sui propri profili social, lasciando così in pasto la notizia alla (solita) furia degli utenti. C’è da dire che Silvia Romano, che nel frattempo si è convertita all’Islam e che ha cambiato il suo nome in Silvia Aisha Romano, è stata una delle persone che, negli anni, ha subito con maggiore insistenza gli strascichi dell’hate speech in rete. Lo ha subito, a sua insaputa, quando è stata rapita in Kenya, quando i social network erano tutto un chi glielo ha fatto fare?, lo ha subito quando è rientrata in Italia e quando si è saputo della sua conversione all’islam (sulla sua liberazione l’odio più feroce ha avuto modo di liberarsi con toni e modi davvero senza precedenti), lo sta subendo ora, con la notizia del suo matrimonio (che, tra le altre cose, non è nemmeno recente, ma risale al mese di ottobre, quando il rito è stato officiato il più privatamente possibile).

Tutte le fake news che innesca la storia del matrimonio di Silvia Romano

Pullulano commenti vergognosi sul web come «si è sposata con i soldi dello stato italiano», «bene, auguri, la prossima volta a casa ci torna con i soldi suoi non con i nostri», «E restano ancora in italia a sfruttare le risorse del popolo italiano? Che andassero a scassare sos cozzones altrove, almeno quale prezzo per averci preso per il deretano senza vasellina in precedenza», «adesso può benissimo andare ad abitarci nel paese del marito… Però col ca**** che ti veniamo a ripigliare quando non ti sta più bene vivere in quel modo». Quest’ultimo commento, in particolare, rivela come la notizia del matrimonio Silvia Romano si presti a manipolazioni e fake news: se è vero che la ragazza si è sposata con rituale islamico, suo marito non viene affatto «da un altro Paese», ma è un suo vecchio amico d’infanzia. Così come è scorretto pensare che Silvia Romano abbia beneficiato della cifra del riscatto pagata dai servizi italiani (cifra che è andata al gruppo terroristico di al-Shaabab che la teneva in ostaggio, non certo alla persona che è stata liberata).

Insomma, se può essere lecito diffondere una notizia su un personaggio di interesse, davvero sembra incomprensibile la sua manipolazione da parte degli utenti della rete. Che, a volte, non le meritano nemmeno le notizie. Né su Silvia Romano, né su nessun altro.

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