Maria, non vergine ma “giovane donna”: la nuova Bibbia piacerà al Vaticano?
21/04/2011 di Tommaso Caldarelli
I vescovi americani forniscono una nuova traduzione del profeta Isaia.
(all’interno: Annunciazione, Beato Angelico. Madrid, Museo del Prado)
La filologia biblica è un’attività di indubbia importanza e potente valore per la Cristianità: si tratta infatti di rapportarsi al testo sacro con rispetto delle fonti e in maniera più fedele possibile, senza dimenticare l’attualizzazione e la comprensibilità del testo per il mondo moderno. Si tratta di mantenere intatto il messaggio rendendolo comprensibile e accoglibile anche dalle persone che oggi abitano questo tempo. Ed è per questo che i vescovi di tutto il mondo si imbarcano in periodiche revisioni del testo sacro, proprio come quella che la conferenza episcopale americana propone ora.
ISAIA – Anche il mondo protestante americano sta andando incontro al fisiologico processo di aggiornamento del testo sacro, ma il cambiamento che propongono i vescovi cattolici americani – che, comunque, attende regolare approvazione presso il Vaticano – rischia di fare ben più rumore.
Molto controversa la revisione di Isaia 7.14, che prediceva la nascita del Messia da una “giovane donna” piuttosto che da “una vergine”, una caratterizzazione che per alcuni critici potrebbe portare al dubbio sulla natura miracolosa di Gesù. La conferenza dei vescovi spiega di aver deciso che l’originale ebraico (“almah”) significa più correttamente “giovane” o “giovane donna” e fa notare che molte altre traduzioni moderne sono su questa linea, inclusa la Revisited Standard Version, opera monumentale degli anni ’50 che è alla base di molti usi protestanti attuali. Ma diversamente dalle bibbie protestanti, che possono essere già usate per le liturgie, l’ultima Bibbia americana non è ancora approvata per l’uso nella Messa Cattolica, visto che solo il Vaticano può consentire questa approvazione, un processo che può durare anni.
Ce ne vorrà, insomma, per capirci qualcosa.
NUOVE TRADUZIONI – Anche perchè non è poco, quel che si discute. Ovviamente la nuova traduzione non esclude che Maria potesse essere vergine mettendo al mondo Gesù, ma certo amplia di molto il campo della discussione, visto che, per essere aderente alle profezie, la storia di Gesù di Nazaret non dovrebbe più necessariamente iniziare da un concepimento verginale, come vuole il mistero di Fede, uno dei due su cui si fonda l’attuale dottrina cattolica: basterebbe una nascita da madre molto giovane. Sarà per questo che gli studiosi affermano di volersi muovere col massimo della prudenza.
I traduttori affermano che l’obiettivo è trovare un equilibrio fra due imperativi che a volte confliggono: la fedeltà all’originale greco ed ebraico, e la leggibilità che onori la sensibilità del pubblico del 21mo secolo. “Siamo stati molto attenti mentre lavoravamo, perchè non vogliamo cambiare la parola di Dio velocemente o senza pensarci”, ha detto il capo della commissione di traduzione internazionale. “Ma proprio perchè la Bibbia è un documento senza tempo, vogliamo parlare ad ogni generazione, e mentre l’inglese cambia e capiamo di più sulla parola della Bibbia, vogliamo essere in grado di mettere la Bibbia in un inglese che la gente usi quotidianamente.”
Come dicevamo, fedeltà all’originale e scorrevolezza nella proclamazione, con un lessico adeguato all’epoca: ma cambiare una parola può cambiare tutto. Che dirà Papa Ratzinger?