«Marco Pantani non era solo quando morì in quella stanza d’albergo»

16/04/2019 di Enzo Boldi

La morte di Marco Pantani è arrivata anche alla Commissione parlamentare Antimafia. Quest’oggi, infatti, c’è stata l’audizione dell’ex generale di brigata della guardia di finanza Umberto Rapetto che ha rilanciato, ancora una volta, l’ipotesi che il Pirata non fosse da solo quando morì in quella serata del 14 febbraio del 2004. Secondo lui, infatti, ci sono molti elementi che porterebbero a pensare alla presenza di almeno un’altra persona nella stanza dell’Hotel Le Rose di Rimini, magari entrate nella struttura senza passare dalla reception, ma sfruttando alcuni varchi non controllati, come il garage.

«Qualcuno era con lui quando la morte è arrivata», ha sostenuto Umberto Rapetto  davanti alla Commissione parlamentare antimafia parlando della morte di Marco Pantani. Rapetto, per sostenere la sua tesi, ha fatto riferimento in particolare delle macchie di sangue e di come, al momento del ritrovamento del cadavere, «era posto il braccio: non si può pensare che sia stato lo stesso ciclista a spostarlo». Delle incongruenze rispetto alla chiusura delle indagini che hanno optato per la morte (probabilmente per suicidio) a causa dell’overdose di cocaina.

Marco Pantani non era solo quando è morto

Uno degli aspetti sottolineati da Rapetto sulla morte di Pantani riguarda lo strano caso «dell’enorme grumo di sangue sul pavimento con al centro una pallina bianca, intonsa, perfettamente bianca. È uno dei grandi misteri: nonostante sia stata nel sangue, la pallina non ne era stata intaccata». Un’incongruenza che farebbe riflettere sulle indagini eseguite anche dall’Antimafia. Ma chi poteva esser con Marco Pantani al momento della sua morte?

Le richieste di chiamata ai carabinieri

«Si dice che Marco Pantani era sempre stato in quella stanza e che era solo. Eppure andando a scavare alcuni giornalisti hanno scoperto che lui da quella stanza è uscito – ha proseguito l’ex generale di brigata -. In quell’hotel c’erano dei sotterranei e un garage, era un albergo usato forse anche per passare qualche ora in intimità, l’accesso dal garage era fuori da qualunque controllo». Poi quelle richieste di avvisare i carabinieri fatte dallo stesso Pirata prima di esser ritrovato senza vita nella stanza di quell’albergo: «perché c’è qualcuno che da fastidio». Dopo 15 anni continua ad aleggiare il mistero sulla morte del campione.

 

(foto di copertina: BOVE/ANSA/PAT)

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