Marco Damilano non è più direttore de L’Espresso

Il giornalista lo ha annunciato con una lettera ai lettori

04/03/2022 di Redazione

La decisione è ufficiale ed è stata comunicata ai lettori dello storico settimanale fondato da Eugenio Scalfari. Marco Damilano non è più direttore de L’Espresso: il giornalista ha inviato, questa mattina, una lettera a John Elkann – l’editore del gruppo – attraverso cui ha comunicato la sua decisione di dimettersi dalla direzione del periodico. Marco Damilano era diventato direttore de L’Espresso quattro anni e mezzo fa.

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Marco Damilano non è più direttore de L’Espresso

Nella sua lettera, all’interno della quale ripercorre momenti storici che affondano le proprie radici nella fondazione de L’Espresso nel 1955 e all’interno della quale racconta l’inizio della sua esperienza da cronista nel 2001, nella mitica sede di via Po a Roma, Marco Damilano si è infine concentrato sulle cause che lo hanno portato a prendere questa decisione. Ha affermato, ad esempio, di aver appreso dell’intenzione del gruppo editoriale di voler vendere l’Espresso soltanto da un tweet di un collega giornalista e di aver subito chiesto spiegazioni in merito all’amministratore delegato Maurizio Scanavino.

«Ho più volte offerto la mia disponibilità in prima persona a trovare una soluzione per L’Espresso, anche esterna al gruppo Gedi – ha scritto Damilano -, che offrisse la garanzia che questo patrimonio non fosse disperso. Ma le trattative sono proseguite senza condivisione di un percorso, fino ad arrivare a oggi, alla violazione del più elementare obbligo di lealtà e di fiducia».

Marco Damilano ha spiegato che gli è stata offerta la possibilità di restare alla guida del settimanale (evidentemente anche in un contesto di nuova proprietà), ma il giornalista ha affermato di aver declinato l’offerta stessa. La contrarietà rispetto alla cessione della testata si palesa in maniera evidente nelle righe con cui saluta i lettori: «Se la casa viene cambiata, dall’arredamento alle suppellettili, fino a venderla, non resta altro da fare che prenderne atto».

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