Manlio Di Stefano e il post dopo l’errore libici-libanesi: «Felice per i giornali dimenticati e per i frustrati come Calenda»

Il sottosegretario degli Esteri torna ancora sull'errore successivo all'esplosione a Beirut

05/08/2020 di Gianmichele Laino

Manlio Di Stefano sembra furioso dopo che il popolo del web si è scatenato contro di lui per la gaffe – che il sottosegretario continua ad attribuire a un errore di stanchezza – sui libanesi definiti «libici» nel suo tweet di solidarietà dopo l’esplosione a Beirut del pomeriggio del 4 agosto. In un lungo post su Facebook, infatti, il sottosegretario agli Esteri in quota M5S, se la prende con tutti: dai giornali agli avversari politici che, a suo modo di vedere, hanno dato troppa attenzione al suo errore e non alla sua attività da sottosegretario.

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Manlio Di Stefano risponde agli attacchi e se la prende con i giornali e con Calenda

«Wow, pare che oggi sia popolare» – inizia così il post di Manlio Di Stefano che ripercorre la sua attività di sottosegretario e i risultati raggiunti dai suoi uffici in campo di export e politica internazionale. Dopo aver enunciato i risultati ottenuti sotto la sua gestione, Manlio Di Stefano passa al contrattacco: «Credetemi – scrive -, io sono felice che qualcuno goda a sentirsi migliore di me, se posso evitargli lo psicologo con così poco è un bene. Sono anche felice che frustrati come Carlo Calenda abbiano trovato un nemico immaginario per consolarsi per la loro magrissima carriera. Sono felice persino che giornali ormai dimenticati dai lettori trovino qualche click tra gli haters della rete».

Tra tutti i politici che hanno commentato lo scivolone di Manlio Di Stefano, il sottosegretario sceglie di attaccare molto duramente proprio Carlo Calenda, che era stato tra i primi a proporre ai followers di Twitter lo screenshot del post originale (e poi cancellato) dell’esponente pentastellato: «Uno va a presentare il suo libro nella splendida cornice del Castello di Santa Severa – aveva scritto Calenda -. Va a cena con staff in riva al mare. E pensi “dai che siamo un grande paese”. E poi…Manlio Di Stefano è lì in agguato. E tornano le nubi».

La conclusione di Manlio Di Stefano

Ma Di Stefano se la prende anche con i giornali dimenticati dai lettori (ma tutte le testate hanno ripreso il suo tweet), affermando che nessuno abbia verificato l’esistenza del post in pubblicazione. Come se cancellarlo potesse in qualche modo ovviare al problema. «Troppa attenzione richiesta, no, non sarebbe stato da web – ha concluso Di Stefano -. Torno a lavorare miei cari, a occuparmi di ciò per cui ricevo ringraziamenti ogni giorno, quelli non finiranno mai in home page ma ripagano molto di più perché sono utili al Paese».

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