«Quella volta che portai mio figlio autistico dalla dottoressa Lesmo»
19/04/2018 di Redazione
“Scrivo questo post e lo rendo pubblico perché spero che venga letto dal maggior numero di persone possibile, ma soprattutto perché spero che venga letto da genitori che da poco abbiano avuto la diagnosi di autismo per il loro bambino“. A raccontare, con dovizia di particolari, è la madre di un bambino autistico sul suo profilo Facebook. Il suo nome è Francesca Debernardi, lavora come chimico farmaceutico ed è vicepresidente – spiega Pernoiautisitici – dell’ANGSA Novara-Vercelli. Durante il percorso per il suo bambino ha incontrato la dottoressa Gabriella Lesmo, radiata dall’Ordine dei Medici. Lesmo sostiene una correlazione tra autismo e vaccini e proprio per questa tesi è stata segnalata all’Ordine milanese che nel 2017 ha aperto una procedura.
“La dottoressa – spiega Francesca – sosteneva una teoria secondo la quale il problema dell’autismo avesse origine da una possibile intossicazione da parte dei metalli pesanti (es: mercurio, piombo, ecc.) dovuta a cause di origine alimentare e ambientale. Teoria non completamente scorretta, ma sostenuta da modalità di intervento più che discutibili.
Innanzitutto, senza chiedersi se mio figlio avesse mai avuto problematiche di natura intestinale, mi disse che avrei dovuto stravolgere completamente la sua alimentazione eliminando glutine e caseina e utilizzando per la sua alimentazione solo costosissimi prodotti di alcune ditte consigliate da lei, di cui il suo studio era pieno di campioni gratuiti“.
Ecco qui il post per intero della mamma:
“Mi disse – ha aggiunto – poi che era necessario un prelievo di sangue dal quale si sarebbe evidenziato il contenuto dei metalli pesanti presenti nell’organismo di mio figlio, in particolare quelli accumulati nei tessuti molli come il cervello. Ma come può un esame del sangue circolante rilevare un contenuto presente in un tessuto o in un organo? Non è forse la biopsia l’unico esame che rileva questo dato? Ma non è tutto. L’analisi così particolare da lei richiesta poteva essere effettuata soltanto da un laboratorio negli Stati Uniti, per la modica cifra di 350€, ma potevamo stare tranquilli, perché lei si sarebbe preoccupata di prelievo e spedizione“.
“Una volta rilevato questo contenuto di metalli pesanti, che lei ovviamente era certa che sarebbe stato presente, lo step successivo sarebbe stato quello di “chelare” il bambino ogni 15 giorni. La chelazione è un procedimento che consiste nell’attaccare il bambino ad una flebo e introdurre nel sangue una sostanza chelante, cioè una sostanza che cattura i metalli”“, sottolinea la mamma.
Ovviamente la dottoressa non sapeva di aver di fronte un chimico farmaceutico. “Quando poi le chiesi – ha concluso la mamma – se non le sembrasse una procedura troppo traumatica e stressante per un bambino come il mio (che allora aveva appena due anni e mezzo), con il rischio di accentuarne i comportamenti problema, lei, a questo punto, dopo essersi sentita confutare quasi tutte le sue teorie, si giocò l’ultima carta per convincermi, la peggiore. Mi disse che lei aveva già sperimentato tutti questi trattamenti su suo figlio, che era come il mio. Raccontandomi meraviglie dei risultati ottenuti. Ha cercato l’empatia con me, con la storia della mamma del ragazzo disabile. Definirlo vergognoso è dire poco“.
Il post di Francesca sta diventando virale sui social.