La storia di Simona: «Ho rifiutato la chemioterapia. Non cura la psiche. Il tumore nasce dalle sofferenze»

07/10/2016 di Redazione

«Ho rifiutato la chemioterapia. Sono solo i medici a dire che serve, ma il protocollo non funziona. Perché cura il corpo ma non la psiche. Il tumore nasce dalle sofferenze, dalla rabbia dalla frustrazione, dall’assenza di amore per se stessi». Sono le parole (incredibili, aggiungiamo noi) di Simona, una donna malata di cancro che ha detto no alle cure tradizionali. Intervistata per il programma di La7 Piazzapulita ha raccontato di aver scoperto di avere un tumore al seno nel 2013 e di essersi sottoposta solo a due sedute di chemio, rifiutando anche radiografie e cure ormonali.

 

 

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Simona ha una figlia e vive da sola, a Milano. «Ho fatto la mastetcomia nel 2013, però mi hanno lasciato il capezzolo, e dal capezzolo sono partiti dei noduli, questi noduli hanno cominciato a crescere. Ad aprile mi sono fatta ricoverare in ospedale perché sentivo che il polmone sinistro non respirava bene. Mi hanno ricoverata, mi hanno tolto 2 litri di liquido da un pulmone con un drenaggio. Analizzando il liquido e facendo una tac è venuto fuori che c’era un aggravamento della situazione. È da maggio 2013 che convivo con dolori del corpo continui. Non so più cosa significhi vivere senza doloro fisico. Quando devi risolvere una patologia così seria devi fare delle scelte. Il tempo di vita, senti che è corto, ti dicono che è molto corto. Nel mio caso mi hanno dato 5 anni di sopravvivenza. Ne sono passati tre».

 

(Immagine da video di: Piazzapulita / La7)
(Immagine da video di: Piazzapulita / La7)

 

CHEMIOTERAPIA RIFIUTATA, «IL MIO CANCRO DAL DOLORE CHE HO VISSUTO»

Simona ha lasciato il suo vecchio lavoro, si occupava di marketing. Ora fa la consulente psicologica ad altri malati di cancro. Quando le viene chiesto ‘Come ci si ammala di cancro?’ lei espone una tesi quantomeno discutibile, non cita studi scientifici o fonti attendibili, si limita a parlare di sofferenze interiori: «Nel mio caso – afferma – quando mi hanno detto che dovevo fare la mastectomia, che avevo il cancro al seno, senza sapere di leggi biologiche e di Hamer (Ryke Geerd Hamer, medico tedesco radiato dall’ordine, ndr) ho capito subito, d’istinto, le origini del trauma. Mi sono detta: ‘Questa cosa deriva da tutto il dolore che ho vissuto quando ho dovuto affrontare da sola l’aborto terapeutico’. Ho dovuto fare un aborto terapeutico in fase avanzata di gravidanza. Ci dev’essere già un territorio però, non genetico, ma un territorio psicologico».

CHEMIOTERAPIA RIFIUTATA, «I PROTOCOLLI DEI MEDICI NON CURANO LA PSICHE»

Dunque, le chemio non sarebbero utili. Secondo Simona sarebbero solo i medici ad affermare la loro efficacia nella cura del cancro. «I protocolli non possono funzionare, perché non tengono conto della persona. Non può funzionare un protocollo che cura il corpo ma non cura la psiche. Se una persona ha sviluppato il cancro, e perde le sue sofferenze e queste sofferenze non le ha ancora superate e magari continua a vivere nella rabbia, nella frustazione, nell’assenza dell’amore per sè, come fa a guarire? Il cancro viene da lì».

Nelle sedute con i clienti Simona li invita a dialogare con il loro corpo. Davanti alle telecamere di Piazzapulita accetta di parlare tra sé e sé. «Non voglio fare la chemioterapia – dice -, ho sentito come sto e quello che sento: non può essere una cura. Ho sentito la cute dei capelli che s’infiammava, e faceva male, e ho visto tutti i miei capelli cadere sul pavimento, ho sentito lo stomaco che non funzionava più, l’intestino che non funzionava più, avevo male alla testa, ai denti, alla bocca. Non ero io. Io non posso fare questa cosa, non mi assomiglia. Tutti dicono che la chemioterapia è l’unica strada possibile per guarire, e devi farla: se non lo fai morirai come ti hanno detto, stai facendo solo dei capricci. Io ho parlato con altre persone e il male torna. A volte sono altri organi che vengono danneggiati dalla chemioterapia, ad esempio il cuore. Io non voglio un cuore danneggiato. Voglio poter decidere la cura che mi assomiglia. Voglio poter scegliere».

(Immagini da video di: Piazzapulita / La7)

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