Giovanni Malagò contro il governo: «Neanche il fascismo era arrivato a tanto»

15/11/2018 di Enzo Boldi

La mossa del governo non è piaciuta a Giovanni Malagò. Il presidente del Comitato Olimpico italiano si è scagliato contro la riforma del Coni – annunciata in poche righe nel documento della Manovra 2019 – e passa al contrattacco utilizzando parole forti nei confronti della maggioranza che, oltre a non averlo avvisato dei loro piani, ha deciso di estromettere – di fatto – l’istituzione che rappresenta e coordina lo sport italiano dai processi economici e dalla gestione dei fondi destinati alle attività sportive.

«Il governo ha un’idea sbagliata e profondamente ingiusta – ha dichiarato Giovanni Malagò  nel suo intervento in apertura del Consiglio nazionale straordinario -. Che non rispetta la grande storia del Coni. Nemmeno sotto il fascismo ci si era spinti a tanto». Il governo, attraverso poche righe, ha espresso l’intenzione di istituire la «Sport e Salute spa», una società che fa riferimento al Ministero dell’Economia e delle Finanze, per la gestione dei 400 milioni di euro che lo Stato destina al Coni ogni anno per le proprie attività. In pratica – e di questo si lamenta Malagò – sarà una società partecipata al 100% dallo Stato a gestire i fondi da destinare alle varie Federazioni.

Malagò contro la riforma «fascista» del Coni

«Non chiamiamola riforma, questa è l’occupazione del Comitato Olimpico. Vogliono trasformarci in un tour operator», ha tuonato Malagò che ha sottolineato l’incongruenza storica utilizzata dai membri del governo che hanno portato avanti questo (silenzioso) progetto di cambiamento al vertice dello sport italiano: «Il Coni è senza dubbio il comitato olimpico oggi più prestigioso al mondo, con la riforma del governo diventerebbe senza dubbio l’ultimo».

La riforma e il bastone tra le ruote in vista delle Olimpiadi 2026

Malagò ha poi lanciato il sospetto che tutto ciò sia avvenuto per mettere un bastone tra le ruote del Coni in vista della fase finale della candidatura di Milano e Cortina alle olimpiadi invernali del 2026. «Se questa riforma fosse cominciata alla fine del 2019 mi sarei dimesso contestualmente. E se dico che mi dimetto, lo faccio. Non abbandono la mia barca a cinque mesi dalle Olimpiadi, ma c’è una profonda illogicità in tutto questo».

(foto di copertina: ANSA/ LUIGI MISTRULLI)

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