La campionessa Maila Andreotti racconta: «Le molestie anche nel mondo del ciclismo»

Con una intervista al Corriere della Sera, Maila Andreotti rompe il silenzio sull’indagine per presunti abusi psicologici e molestie all’interno della nazionale di ciclismo femminile. L’atleta 25enne racconta di comportamenti ambigui e sconveniente da parte di massaggiatori e del ct Edoardo Salvoldi. A far scalpore però è anche il tono utilizzato dal giornalista nei confronti della ragazza: in più passaggi sminuisce quanto raccontato con etichette come “sconveniente” e non come “molestie”, chiedendo anche piu volte alla ragazza se in realtà lei non fosse stata messa da parte per demeriti atletici. Lei risponde conscia e forte dei suoi risultati e del suo valore, senza gridare “al lupo”, chiarendo di non aver subito molestie fisiche in prima persona, ma di essere a conoscenza di comportamenti che il ct non avrebbe mai dovuto assumere nei confronti delle sue atlete. E che nemmeno il giornalista avrebbe dovuto sminuire facendole passare per «strategia tecnica».

La campionessa Maila Andreotti racconta: «Le molestie anche nel mondo del ciclismo»

«Con me era professionale, con qualcuna molto più aperto» – dice Maila Andreotti del ct Edoardo Salvoldi, accusato di comportamenti sconvenienti con le sue atlete. La campionessa italiana racconta la sua esperienza in prima persona con il massaggiatore sportivo: «Mi faceva domande strane, faceva battute un po’ spinte – racconta al Corriere della Sera – entrava nella mia camera senza bussare e mi diceva “spogliati” prima dei massaggi». Un atteggiamento sicuramente non professionale, incluso anche il fatto che, secondo quanto dichiarato dalla ragazza, il massaggiatore ha continuato a fissarla mentre si spogliava, per poi massaggiarle «solo il sedere». Un episodio che l’ha fatta sentire a disagio- anche se il giornalista incalza con «non si fa così?» e « solo scarsa professionalità» – tanto che lo aveva riportato al suo allenatore, ma le è stato detto che «avrei dovuto farmi andare bene anche le cose che non andavano. Sono stata lasciata a casa dalla nazionale per due anni». Salvoidini diceva alle ragazze di lasciare la porta aperta, ed entrava a suo piacimento «che tu fossi vestita o no». Il ct avrebbe avuto anche delle relazioni con alcune atlete: consenzienti certo, ma Maila sottolinea che «Chiunque può innamorarsi, non è questo il problema. Lo diventa quando cominci a favorire chi è legata a te. Nel caso di una di loro, che non mi riguardava perché facevamo specialità diverse, ricordo ragazze che piangevano perché venivano lasciate da parte per una che non era la più forte. Tante hanno smesso per questo».

«Sono molestie psicologiche»

Un clima pesante di cui le ragazze hanno spesso parlato tra loro, ma poche hanno avuto il coraggio di parlarne all’esterno. Sebbene il giornalista etichetti questi comportamenti come “sconvenienti” e non come molestie, Manila Andreotti spiega che il problema non si esaurisce nella molestia fisica, ma anche in quella psicologica. «Sono molestie psicologiche» risponde al giornalista che le chiede se semplicemente non si trattasse di «una strategia tecnica».  Intanto la Procura ha sentito la vincitrice i 20 titoli italiani, che ora sogna di entrare in Polizia, e continua ad indagare sulle molestie. Ad aprire la fase del MeToo nel ciclismo furono delle atlete che ad agosto denunciarono tema manager belgi e olandesi. Poi l’apertura del fronte italiano, con l’ex coordinatore azzurro Silvio Martinello che ha riportato alla luce dossier precedenti di episodi simili avvenuti alla Federciclismo, che erano rimasti impuniti. martinello è stato anche lui sentito dalla procura insieme all’ex tecnico Chiappa, e il nome di Salvoldi sarebbe uscito più volte.

(Credits immagine di copertina: Instagram mailaandreotti)

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