Conte-gate: perché non basta uno scambio di mail a confermare il suo curriculum
22/05/2018 di Gianmichele Laino
Il professor Giuseppe Conte, possibile presidente del Consiglio di un governo targato M5S-Lega, è stato accusato dal New York Times di aver ingigantito il proprio curriculum grazie a un’esperienza alla New York University quantificabile in un periodo compreso tra il 2008 e il 2012, per lassi di tempo non inferiori al mese. L’ateneo, infatti, ha dichiarato di non aver avuto contatti ufficiali con persone che hanno il nome di Giuseppe Conte.
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Mail Conte, la giustificazione per confermare il suo curriculum
La giustificazione dietro cui si schermano lo stesso professore e il Movimento 5 Stelle è rappresentata da uno scambio di mail – pubblicato dall’agenzia Adnkronos – intercorso tra Conte e il noto docente Mark Geistfeld che certifichebbe la veridicità di quanto dichiarato nel curriculum. Durante il soggiorno del 2014, addirittura, Conte avrebbe ottenuto un appuntamento nell’ufficio del professor Geistfeld, la Room 411A. Dalle ricerche effettuate in quell’anno presso la New York University, sarebbe poi scaturito un volume (ancora in fase di completamento) sulla responsabilità civile.
Mail Conte, basta per certificare il suo ‘perfezionamento’ alla New York Univeristy?
Peccato che una giustificazione del genere regga poco. Innanzitutto, per documentare l’effettiva esperienza di studi alla New York University descritta all’interno del curriculum di Giuseppe Conte sarebbe bastato esibire un attestato o una certificazione. Oppure, molto più semplicemente, verificare la natura del visto con cui Giuseppe Conte è entrato negli Stati Uniti.
Quando gli accademici accedono nel Paese per motivi di studio, infatti, solitamente utilizzano il visto J1 e non il semplice visto turistico. Esibire quel visto, giustificherebbe la presenza alla New York University per esperienze accademiche, appunto. Sia chiaro, non è in discussione la presenza o meno di Giuseppe Conte per alcuni periodi di tempo alla New York University, ma la validità dal punto di vista accademico di questa presenza. Non basta, infatti, visitare un ateneo, o avere un appuntamento con un suo docente, per poter costruire una voce specifica sul curriculum vitae.
Giuseppe Conte, infatti, parla esplicitamente di «perfezionamento dei suoi studi giuridici», non di sporadiche visite a scopi personali presso una prestigiosa univerisità straniera (sebbene lodevoli). E non basta un approsimativo scambio di mail per poter dare una netta distinzione tra il primo e il secondo caso.