Mafia al Nord: se l’infiltrazione diventa ‘sistema’

Gli ultimi arresti sono solo l’ultima tappa. Il sistema di infiltrazione delle mafie al Nord è sempre più sistematico, come ribadito più volte dalle singole Procure o dalle associazioni militanti come “Libera”. Il Nord è diventato, nel corso degli anni, un terreno di affari e di infiltrazione per le mafie nostrane. “Non ci sono settori totalmente immuni dalle organizzazioni criminali e questo dà la dimensione di quanta economia buona viene sottratta ai cittadini lombardi” sottolineava Monica Forte, Presidente della Commissione “Antimafia, anticorruzione, trasparenza e legalità” , nel corso della presentazione del secondo rapporto di ricerca sul “Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia”, appena due mesi fa. E gli affari delle mafie sono ormai molteplici.

Le mani su rifiuti e sanità, ma non solo

Un settore privilegiato è sicuramente lo smaltimento dei rifiuti: solo in Lombardia le mafie hanno bruciato 260 discariche in due anni. Un allarme lanciato, a gennaio scorso, dal presidente dell’autorità anticorruzione Raffele Cantone:  “La situazione degli appalti in materia di rifiuti è caratterizzata in tutta Italia da una violazione sistematica delle regole del codice degli appalti”, violazione che avvantaggia ovviamente mafie e criminalità organizzata.

Ma l’opera della criminalità organizzata si evidenzia anche nell’infiltrazione sistematica nella sanità, negli immobili e naturalmente negli appalti pubblici. E se si tende spesso a sdrammatizzare e non valutare correttamente la portata delle mafie, è Bruno Cherchi, capo della procura di Venezia e coordinatore della Dda, a dichiarare, appena qualche mese fa che «c’è stata una scarsa comprensione» di questo  fenomeno, non limitata al territorio veneto, ma un po’ in tutto il Nord Italia. Una tendenza a minimizzare che «ha portato ad intervenire con ritardo e forse non ancora con misure adeguate». Sì, perché la cronaca indica un altro tipo di realtà e non solo in Veneto.

Un filone che parte dagli anni ’90

I primi arresti eccellenti risalgono alla fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, e sono quelli di uomini eccellenti come Salvatore Madonia, braccio destro di Totò Riina arrestato nel 1992 a Longare (Vicenza) o quello del boss camorrista Contini, arrestato nel 1993 a Cortina e va avanti fino a sgominare affari ramificati di ‘ndrangheta, mafia e camorra in tutto il Nord del Paese.

Volgendosi solo agli ultimi mesi si può pensare,ad esempio, all’operazione “At Last” sulla camorra infiltrata in Veneto, che ha portato, nello scorso febbraio,  a circa cinquanta misure di custodia cautelare tra Venezia e Casal di Principe. Ma anche all’operazione  antimafia in Valle d’Aosta denominata”Geena” , che nello scorso gennaio ha portato alla scoperta dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nella regione alpina, in quella che è stata ribattezzata “mafia delle Alpi”. O all’operazione antimafia “Carminius”, che nel corso dello scorso marzo ha portato a 17 ordinanze di custodia cautelare verso uomini, molto probabilmente legati alla ‘ndrangheta, attive in Piemonte.

Tornando indietro nel tempo, esattamente nel 2003, non si può invece non citare l’operazione “Crimine infinito” che ha sancito definitivamente la presenza della mafia sul territorio lombardo con l’arresto e la successiva condanna di più di duecento persone colpevoli di reati quali omicidio, traffico di sostanze stupefacenti, ostacolo del libero esercizio del voto, riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite quali corruzione, estorsione ed usura: reati resi possibili unicamente dall’associazione per stampo mafioso. La prima evidenza di una lotta tra stato e infiltrazioni mafiose che va avanti da decenni e che non risparmia più nemmeno le regioni del Nord del Paese.

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