Famiglia italiana uccisa in Macedonia: la figlia sarebbe stata arrestata
03/09/2018 di Enzo Boldi
Le indagini sull’uccisione di una famiglia italiana in Macedonia sembrano essere arrivata a un punto di svolta. A finire in manette è stata la figlia maggiore della coppia che ha confessato di esser stata lei a uccidere i genitori e la sorella più piccola. La notizia dell’arresto e della sua confessione – riportata anche da alcuni siti di informazione macedoni – è stata data da un suo cugino, che risiede in provincia di Treviso, ed è stata confermata dal Ministero dell’Interno macedone – che ritiene la figlia 28enne come autrice materiale del triplice omicidio – che ha confermato anche l’arresto di altri due uomini, un 31enne e un 61enne che avrebbero avuto diversi ruoli nella vicenda.
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Dal racconto dell’uomo, sarebbero emersi alcuni dettagli sull’arresto della 28enne Blerta Pocesta. La giovane, che inizialmente aveva negato di trovarsi in Macedonia con il resto della sua famiglia, sarebbe stata incastrata da alcune telecamere di sicurezza che l’hanno inquadrata nella città macedone di Debar, la località di residenza della Famiglia Pocesta nell’ovest della Macedonia al confine con l’Albania, dove sono stati ritrovati i corpi senza vita di Amid Pocesta, di 55 anni, la moglie Nazmije, 53 anni, e la figlia Anila, di 14 anni.
Famiglia uccisa Macedonia, confessa la figlia maggiore
«Da quello che risulta alla nostra famiglia, la figlia maggiore, Blerta, ha confessato e si trova in galera», ha spiegato all’Ansa Amir Findo, nipote della coppia trucidata la scorsa settimana in Macedonia che abita a Cordignano (Treviso). Per l’uomo, che è in contatto con gli altri familiari in Macedonia, ci sarebbero diverse prove schiaccianti contro la cugina, anche se non si trovano ancora le motivazioni che hanno spinto la giovane a quel tragico triplice omicidio. Anche le altre due figlie superstiti di Amit e Nazmie Pocesta sono state sottoposte a fermo di polizia in Macedonia e resteranno a disposizione della autorità per chiarire le loro posizioni.
Gli inquirenti macedoni hanno anche provato a ricostruire le fasi del triplice delitto: la 14enne Anila sarebbe stata svegliata dai colpi di pistola, poi avrebbe iniziato a gridare e forse a chiamare la madre. A quel punto sarebbe stata raggiunta dall’assassino nella stanza dove si trovava. L’omicida, per farla rimanere in silenzio, le avrebbe messo la mano sul volto e poi le avrebbe sparato. Così come poco prima aveva fatto con i genitori giustiziati qualche istante prima.
Famiglia uccisa Macedonia, arrestati anche altri due uomini
Per mascherare il suo gesto, sempre secondo i media macedoni, dopo la diffusione della notizia della strage si sarebbe recata a Debar, la località di residenza della Famiglia Pocesta nell’ovest della Macedonia al confine con l’Albania, dove sarebbe stata arrestata. Con lei, proseguono i media locali, sarebbero finiti in manette altri due uomini macedoni, uno dei quali quali avrebbe procurato alla donna la pistola per compiere il triplice delitto, mentre l’altro avrebbe collaborato all’organizzazione della strage offrendo supporto logistico alla donna che, secondo il Ministero dell’Interno macedone, ha commesso materialmente gli omicidi.
Famiglia uccisa Macedonia, la procura di Pordenone non dà l’ufficialità degli arresti
«Noi non abbiamo alcuna ufficialità dell’arresto delle persone di cui sta parlando la stampa macedone – ha spiegato all’Ansa il pm di Pordenone, Raffaele Tito -. Né della loro eventuale identità». Alla Procura friulana, infatti, non ancora arrivate conferme dalle autorità macedoni, così come non hanno ricevuto notizie in merito neanche l’Interpol. «Devo tuttavia ammettere che in questi tre giorni la Procura di Pordenone – prosegue il procuratore -, grazie al lavoro della Squadra Mobile e dell’intera Questura cittadina, ha fornito elementi di grande importanza per l’indagine. Li abbiamo acquisiti e li abbiamo trasferiti, con la massima urgenza, ai competenti organi macedoni. Dai quali stiamo attendendo sviluppi ufficiali».