Come si comporterà il M5S sulle banche, dopo il commissariamento di Carige?

02/01/2019 di Redazione

L’attacco ai precedenti governi per aver aiutato il sistema bancario è uno dei must della propaganda M5S. Lo ha confermato hanche il duro confronto maggioranza-opposizione sulla manovra economica approvata negli ultimi giorni dell’anno. C’è da chiedersi se accadrà lo stesso anche ora, sul caso Carige, la banca appena commissariata dalla Bce.

Banca Carige commissariata dalla Bce

Stamattina l’istituto di credito ha confermato di essere stato posto in amministrazione straordinaria da parte della Banca Centrale Europea, specificando che i commissari sono Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener. È stato inoltre nominato un comitato di sorveglianza composto da tre membri: Gian Luca Brancadoro, Andrea Guaccero e Alessandro Zanotti.

Banca Carige, decimo istituto italiano, ha spiegato che verrà «garantita la consueta operatività senza alcun impatto su clienti, depositanti e dipendenti» e che «in continuità con la strategia in atto verranno proseguite da parte di Innocenzi, Modiano e Lener le attività di: rafforzamento patrimoniale; rilancio commerciale attraverso recupero delle quote di mercato nei segmenti core; derisking attraverso la riduzione dei Non Performing Loan; ricerca di possibili ‘business combination’». «Questi elementi – ha riferito ancora Carige – troveranno una sintesi nel piano industriale la cui predisposizione è già in corso. Tra i primi atti della rinnovata gestione dell’istituto ci sarà anche l’avvio di riflessioni con lo schema volontario di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi per rivalutare l’operazione alla luce del nuovo quadro venutosi a creare e al fine di consentire il proseguimento delle attività di rafforzamento patrimoniale dell’istituto».

L’opposizione ora chiede il parere del governo. Sulla situazione della banca i deputati Silvia Fregolent e Claudio Mancini, rispettivamente capogruppo Pd e segretario della Commissione Finanze della Camera, hanno chiesto al Presidente della commissione un’audizione urgente del Ministro dell’Economia e Finanza.

Il silenzio del governo

Le scelte del governo destano particolare interesse in virtù delle posizioni espresse dagli azionisti della maggioranza. M5S e Lega, e in particolare i leader Luigi Di Maio e Matteo Salvini durante le loro campagne elettorali hanno messo sotto pressione gli istituti di credito. Il Movimento 5 Stelle, in particolare, ha ripetutamente acceso i riflettori negli ultimi anni su casi di crisi bancarie, come Mps ed Etruria. I pentastellati sono stati anche protagonisti di comizi di piazza a Siena. E da ministro Di Maio ha dato priorità a piccole crisi aziendali ma non a quella della banca genovese. Non è proprio un dettaglio, quest’ultimo. Se da un lato è vero che Carige oggi, nel giorno del commissariamento, garantisce che non ci saranno conseguenze per i dipendenti, è anche vero che le difficoltà di una banca con 4.300 dipendenti non possono passare sottotraccia. Il disinteresse, nemmeno tanto celato, da parte della maggioranza che ha nelle mani potere esecutivo e legislativo ha riguardato il sistema finanziario nel suo complesso. È ovvio che ora non si può restare alla finestra.

Il nodo riguarda la soluzione del problema alla sua radice. L’obiettivo è quello dell’aumento di capitale. Gli amministratori temporanei avranno il compito di trovare nuovi investitori pronti a sostenere la ricapitalizzazione, ad esempio attraverso l’individuazione di un partner bancario. Si vocifera di un interesse di Unicredit.

Ma tra le ipotesi, estreme, per salvare Carige c’è – spiegano gli esperti – anche la ricapitalizzazione a carico dello Stato. E potrebbe essere preso in considerazione, caso limite, anche un salvataggio interno, il cosiddetto bail-in, con il solo e diretto coinvolgimento di azionisti, obbligazionisti e correntisti. I governanti si troverebbero in contraddizione in entrambi i casi. I sovranisti – compresi quelli al governo in Italia – hanno sempre apertamente criticato il bail-in. Una soluzione con intervento pubblico, come per Mps, è finita al centro delle campagne elettorali, descritta come un «regalo» del governo ai banchieri. E un intervento pubblico andrebbe anche trattato con l’Ue, per il piano di rientro. Con il suo elettorato non ci farebbe una bella figura, la maggioranza che si definisce «del popolo». Non ci resta che attendere.

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit immagine: ANSA / LUCA ZENNARO)

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