Candidato Di Maio, è pronto al suo primo vero esame da ministro degli Esteri?

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Con la crisi internazionale tra Usa e Iran non si scherza più

Fino a questo momento, la gestione della Farnesina è quasi stata un gioco da ragazzi per Luigi Di Maio. Certo, c’è stata la crisi libica da affrontare, con l’Italia primo partner nello scacchiere del Mediterraneo. Ma per quanto la situazione nel Paese con uno stato fallito possa essere grave e possa interessare da vicino l’Italia, sarà sempre derubricata a crisi regionale. Non un vero e proprio banco di prova per un ministro degli Esteri (tra l’altro, la gestione degli affari libici è stata sempre collegata al ministero dell’Interno), che per il resto del suo tempo – da settembre a dicembre – ha presieduto ad alcuni incontri istituzionali di rito (si pensi a quello con Mike Pompeo, che Luigi Di Maio aveva chiamato Ross).



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Luigi Di Maio alla prova della crisi Usa-Iran

Luigi Di Maio ha anche accompagnato Mattarella negli Stati Uniti, in visita da Donald Trump, oppure ha partecipato alla fiera di Shangai in Cina, dove le competenze che servivano nella sua visita somigliavano molto di più a quelle del suo precedente incarico (ministro dello Sviluppo Economico) e non a quelle di un capo della diplomazia.



La crisi Usa-Iran che si è venuta a creare nell’arco delle ultime 24-48 ore con l’uccisione di Qassem Soleimani, uno degli uomini più potenti in Medio Oriente, sarà il primo vero banco di prova per il ministro Luigi Di Maio. Lo scenario che si sta delineando, oltre a essere pericolosissimo per la sicurezza mondiale, coinvolgerà più attori.

Il peso delle decisioni di Luigi Di Maio

Senz’altro tutti i Paesi del Medio Oriente, a partire dall’Iran, passando per l’Iraq, per la Siria e per Israele. Poi, di riflesso, tutti gli Stati che hanno interessi economici in quell’area, dagli Stati Uniti alla Russia, passando per Gran Bretagna e Francia.



In caso di conflitto, i Paesi del blocco atlantico saranno chiamati a collaborare. Non ci sarà spazio per la superficialità. L’incarico inizia ad assumere il suo peso. La domanda che in queste ore gli osservatori si stanno ponendo è: Luigi Di Maio, diventato ministro degli Esteri da qualche mese e senza alcun background alle spalle, riuscirà a gestire una situazione delicata, in cui ogni mossa sbagliata può costare fondi, buon governo delle relazioni internazionali, vite umane?