Ponte Morandi, commovente messaggio di Luca Bizzarri: «Avevo detto non lo guardo, poi ho guardato. E ho pianto»

Nella polvere lasciata dietro di sé dalla demolizione dei piloni 10 e 11 del Ponte Morandi a Genova è emerso anche qualche messaggio di speranza. Fuori dalla logica delle dichiarazioni per forza ottimistiche dei politici. Fuori dal dato tecnico sul cronoprogramma. Sono i messaggi dei figli di Genova, proprio come Luca Bizzarri – noto comico e presentatore televisivo, nonché presidente del Palazzo Ducale della città ligure.

Luca Bizzarri, il commento alla demolizione del Ponte Morandi

«Ho detto non lo guardo. Che lo guardo a fare? – ha scritto su Facebook – Invece l’ho guardato, e appena è venuto giù ho cominciato a piangere. Piangere sui nostri morti, su chi è restato nella disperazione, piangere sulla nostra storia, sulla mia storia, su me e Smog che eravamo lì sopra poche ore prima, su un pezzo di me che se n’è andato, piangere a dirotto senza riuscire a fermarmi».

Luca Bizzarri, sin dai primi momenti dopo il crollo del Ponte, è stato tra le voci più autorevoli della città a lanciare messaggi di supporto alla propria gente e a cercare di sensibilizzare le istituzioni politiche sul tema della ricostruzione di una delle infrastrutture essenziali, non soltanto per Genova ma per l’Italia intera. Bizzarri è autore della raccolta di racconti Quella volta sul Ponte Morandi e ha partecipato a diverse iniziative in favore della famiglia delle vittime e per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera.

L’appello all’unità di Genova da parte di Luca Bizzarri

Anche oggi, nel giorno della demolizione, ha voluto lasciare il segno con un messaggio accorato e un appello all’unità. Dalla commozione personale, infatti, Luca Bizzarri è passato a disegnare i tratti di una commozione dell’intera comunità: «Basta ponte, basta piangere, basta. Chi deve ricostruire lo faccia, velocemente, chi deve trovare i colpevoli lo faccia in silenzio. Genova non è la “città del ponte”, da oggi non lo è più definitivamente. È una città che deve crescere, collegarsi al resto del paese, vivere, fare in modo che nessuno se ne debba andare per lavorare come accade oggi».

La frase finale del post è lapidaria e significativa: «Diventiamo una città».

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