«La nostra battaglia non è solo sul copyright», l’intervista a Lorenzo Ceccotti

L'artista e visual designer, meglio conosciuto come LRNZ, ha raccontato a Giornalettismo la genesi di EGAIR e tutti i motivi dietro le richieste alla Comunità Europea

03/03/2023 di Enzo Boldi

Un manifesto pubblico a cui tutti possono aderire per chiedere una normativa per regolamentare l’uso (e limitare gli abusi) delle aziende che basano i loro prodotti sul principio del machine learning. Parliamo, per usare un concetto più esteso, di come alcune piattaforme (software o applicazioni) utilizzino le intelligenze artificiali (nel caso specifico, quelle che riguardano la grafica e le arti visive) non rispettando il diritto d’autore che copre le opere realizzate dagli artisti. Un aspetto che è stato portato da una neonata associazione – EGAIR – che riunisce moltissimi professionisti (non solo fumettisti e visual designer) all’attenzione delle istituzioni (nazionali e non solo) attraverso la sottoscrizione di un manifesto. E tra i grandi protagonisti di questa iniziativa – che, come scoprirete leggendo l’intera intervista, riguarda tutti noi – c’è Lorenzo Ceccotti, in arte LRNZ.

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L’artista romano, insieme a MeFu (Mestieri del Fumetto), aveva già sollevato le critiche all’utilizzo indiscriminato di opera coperte da copyright da parte delle aziende che hanno sviluppato piattaforme basate sul machine learning. In pratica, per permettere all’intelligenza artificiale di restituire – come output – un’immagine “come se realizzata da un artista”, la “macchina” viene allenata attraverso l’inserimento nei dataset di opere realizzate da altri artisti. Dunque, in piena violazione del diritto d’autore.

Lorenzo Ceccotti (LRNZ) ci racconta i piani di EGAIR

Con Lorenzo Ceccotti siamo partiti proprio dai principi fondamentali contenuti all’interno del manifesto di EGAIR, entrando immediatamente nel dettaglio di cosa viene contestato alle piattaforme basate sul principio di machine learning: «Ogni servizio o applicazione che si basi sul machine learning e che quindi parta da l’utilizzo di dati per ottenere i suoi risultati, nella fattispecie parliamo di contenuti generativi di carattere creativo, fonda la sua “offerta irresistibile sul mercato”, cioè quella di essere versatilissime, di conoscere qualunque soggetto o stile di disegno su questi dati che trattano. Un’intelligenza artificiale come Midjourney sarebbe in grado di disegnare come un disegnatore solo se avesse nel suo dataset solo i disegni di quel disegnatore. È in grado di disegnare con lo stile di tutti perchè utilizza i dati di tutti questi disegnatori che riesce a imitare».

Il GDPR e la privacy

Ma l’aspetto del copyright violato è solo uno degli aspetti alla base delle richieste che EGAIR ha avanzato alla Comunità Europea. Perché dietro il mondo dell’intelligenza artificiale applicata a questi strumenti, ci sono anche molte altre ombre che riguardano tutti i cittadini. Tutte quelle persone che utilizzano (magari attraverso app gratuite per realizzare immagini da pubblicare sui social network) piattaforme e app di questa tipologia: «Per noi questa cosa qui è irricevibile soprattutto perché svela un processo che può essere considerato anche molto più grave della semplice violazione del diritto d’autore degli artisti di cui abusano, anche perché potrebbe nascondere anche violazioni di privacy, di dati sensibili, di informazioni biometriche». Lorenzo Ceccotti entra nel dettaglio per spiegare ai nostri lettori i retroscena di questa problematica enorme: «È cosa nota che, ad esempio nel dataset LAION-5B (utilizzato da Stable Diffusion), ci siano tantissimi dati sensibili: volti di persone con nomi e cognomi scritti nella descrizione dell’immagine, per esempio. E sono taggati e riconoscibili per il processo di machine learning. Queste informazioni qui ci hanno portato a riunirci in una associazione che chiede all’Unione Europea di proteggerci da un lato come creativi e dall’altro come cittadini, perché queste informazioni non fanno capo solo a questioni di diritto d’autore».

E i dati personali vengono raccolti da aziende che commercializzano prodotti: «Il database più noto, LAION-5B che è stato messo in piedi da questa azienda no profit europea tedesca, è stato creato con la scusa del fair use accademico, come spesso accade in queste operazioni. Oggi il modello generato da LAION-5B è venduto come prodotto commerciale da svariate aziende: Stability AI, società che ha finanziato LAION per la produzione di questo dataset, sviluppa la sua AI Stable Diffusion su di esso e vende le sue API a altre aziende, come ad esempio la popolarissima Lensa».

Gli obiettivi di EGAIR

Dunque, l’obiettivo è quello di coinvolgere tutti gli Stati Membri. E, infatti, al manifesto di EGAIR hanno aderito artisti di moltissime nazionalità, visto che il tema tocca tutti: «Siccome la Comunità Europea sta redigendo l’AI Act, ovvero un documento che si occupa di regolamentare le intelligenze artificiali classificate in base a vari livelli di rischio (come quelle che hanno a che fare con la difesa e la sicurezza, fino a scendere ai livelli più bassi), chiediamo che venga dichiarato che le AI generative di ultima generazione sono chiaramente una minaccia per la sicurezza, per tutta una serie di motivi: dal fatto di devastare la cultura e il nostro mondo lavorativo, quindi con un impatto sociale potenzialmente irrecuperabile, e poi per quel che riguarda la violazione dei più basilari diritti alla privacy incompatibile con le conquiste in materia degli ultimi anni come il GDPR. Chiediamo che venga introdotta un’estensione del principio di richiesta di consenso informato anche al trattamento dei dati del machine learning che, al momento, avviene solo per silenzio assenso. Queste aziende chiedono agli utenti di fare opt-out qualora vogliano vedere i loro dati rimossi dai data set, quando è chiaro che dovrebbero invece operare con un opt-out di default con la possibilitá di un opt-in volontario. Adesso siamo davanti a una situazione inversa e assolutamente irricevibile».

Da qui l’esigenza di riunirsi in un’associazione per muoversi in modo univoco e compatto. Una sola voce per portare questa istanza nelle sedi istituzionali, come ha spiegato Lorenzo Ceccotti a Giornalettismo: «EGAIR nasce come associazione di creativi di tutti i tipi – da game designer, pittori, illustratori, musicisti, attori, giornalisti e scrittori – e si pone, per l’appunto, come associazione che vuole operare a due livelli. Da un lato fare pressione ai governi degli Stati membri: ognuno dei membri di EGAIR può diventare una spokeperson per andare a interfacciarsi con il singolo governo. Dall’altra parte portare avanti un’operazione di lobbying alla Comunità europea per cercare di intervenire sull’AI Act, che peraltro adesso ha relatore italiano (Brando Benifei, ndr). Questo per noi è un grande vantaggio: abbiamo avuto già un primo incontro con il suo staff ed è stata un’interlocuzione molto interessante».

Le interlocuzione con le istituzione e la raccolta fondi

Oggi, Lorenzo Ceccotti sarà ricevuto in Commissione Cultura per avanzare a livello istituzionale – come già fatto con lo staff di Brando Benifei a livello europeo – le istanze contenute all’interno del Manifesto di EGAIR. Ma in cantiere ci sono anche altri passaggi affinché questo argomento non coinvolga solo l’opinione pubblica, ma anche quella politica. A tutti i livelli: «I prossimi passi sono ovviamente di fare advocacy e parlare più possibile con le istituzioni, creare tavoli di dialogo. Una settimana e mezzo fa ero a parlare con lo staff del Sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica Butti. Siamo stati ricevuti con grande attenzione e disponibilità e abbiamo trovato delle persone estremamente competenti e più che disposte a farsi carico della nostra causa. Anche loro hanno rilevato che effettivamente ci sono tutta una serie di princìpi che vengono violati, a partire dal diritto d’autore. Questo vale ancora di più se parliamo della creatività italiana che è il fiore all’occhiello del nostro Paese. Quindi, è nell’interesse di tutti il fatto che ci sia attenzione su questa cosa. C’è stato detto che siamo stati i primi a fare questo tipo di mozione e quindi, con ogni probabilità, diventeremo un po’ gli apripista per tutta una serie di altre attività».

Lorenzo Ceccotti fa riferimento al mondo della moda e dell’industrial design, perché queste realtà devono necessariamente confluire in questa battaglia, affinché la comunità diventi sempre più grande: «Stiamo cercando di fare incontri di discussione governativi dove si possa valutare quali possano essere le prossime mosse. Ad esempio parlando appunto con lo staff di Butti ci hanno detto che loro adesso erano interessati a mettere insieme dei tavoli interministeriali per poi supportarci nel dialogo europeo. Tutto ciò penso che succederà in tutti i Paesi in cui stiamo operando, che al momento sono Italia, Francia, Belgio, Germania, Olanda, Romania e Grecia. Poi abbiamo delle persone, anche in Inghilterra nonostante abbiano il loro sistema indipendente. Stessa cosa, vale per gli Stati Uniti d’America dove la Concept Art Association sta portando avanti la sua battaglia che procede parallelamente con strumenti diversissimi, proprio perché esistono impianti legislativi completamente diversi che richiedono approcci su misura».

Ma per portare avanti queste istanze fondamentali non solo per il mondo degli artisti (in tutte le sfaccettature di questo concetto), ma anche per la tutela della privacy delle persone-utenti, occorre la partecipazione di tutti. Per questo, attraverso i microfoni di Giornalettismo, Lorenzo Ceccotti invita tutti a partecipare alla raccolta fondi presente sulla piattaforma GoFundMe: «La raccolta fondi è fondamentale perché noi al momento siamo molto volenterosi, ma pochi. Stiamo lavorando con un’agenzia di lobbying, di specialisti della comunicazione e di diritto internazionale che si sta spendendo per noi per fare la parte tecnica del lavoro sul fronte legislativo. Chiaramente tutto ciò ha un costo. Ci fanno un prezzo di favore perché hanno capito l’entità e l’importanza  della battaglia  e sono veramente molto coinvolti. Però abbiamo bisogno chiaramente di coprire i costi minimi di questa attività. Si parla di una campagna che durerà circa due anni, per una cifra complessiva di circa 70mila euro, poco più meno di 3mila euro al mese. Parliamo di cifre irrisorie, considerando il fatto che si tratta di legali esperti di diritto, esperti di comunicazione che lavorano in senza sosta per noi. È bene che ci sia qualcuno che che ci supporti, ne abbiamo molto bisogno, altrimenti è impossibile portare avanti una cosa del genere con le sole forze degli attivisti».

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