L’ipotesi del lockdown in Italia senza dpcm
Le restrizioni dovrebbero essere decise dalle regioni (o da altri enti locali) e non dall'esecutivo
11/11/2020 di Gianmichele Laino
È possibile un lockdown senza dpcm? Il governo sta puntando a questa soluzione, che non smentirebbe la sua strategia posta in essere con l’ultimo provvedimento (firmato il 3 novembre scorso e quindi ancora molto recente), anzi andrebbe ancor di più a rafforzarla con la collaborazione degli enti locali, tra cui regioni e comuni. Insomma, l’intenzione è quella di arrivare a un lockdown “di fatto” senza che quest’ultimo sia proclamato da un provvedimento dell’esecutivo.
LEGGI ANCHE > Cosa posso o non posso fare se vivo in zona rossa
Lockdown senza dpcm, com’è possibile?
Innanzitutto, non sarebbe un vero e proprio lockdown stringente, di quelli che impediscono di uscire di casa: le regioni, infatti, possono emettere ordinanze più stringenti a seconda della gravità della loro situazione epidemiologica. Possono avvalersi anche del supporto dei sindaci e degli amministratori locali, individuando zone rosse a macchia di leopardo in presenza di focolai piuttosto numerosi. La logica sarebbe nel fatto che questi lockdown senza dpcm siano esattamente previsti dall’ultimo dpcm del 3 novembre che divide l’Italia in zone gialle, arancioni e rosse, lasciando ai vari presidenti di regione la responsabilità di prendere delle misure più stringenti rispetto a quelle nazionali nel caso in cui se ne ravvisasse la necessità.
Al momento, le zone rosse sono quelle della Lombardia, del Piemonte, della Valle D’Aosta e della Calabria. L’Alto-Adige (nello spirito auspicato proprio dall’esecutivo) ha deciso di proclamarsi zona rossa. Inoltre, da oggi è partita l’estensione della zona arancione anche all’Abruzzo, alla Basilicata, alla Liguria, alla Toscana e all’Umbria. Il governo – dopo le dichiarazioni dell’Istituto Superiore di Sanità – confida anche nel fatto che Emilia-Romagna, Campania, Friuli Venezia Giulia e Veneto possano prendere provvedimenti più stringenti rispetto a quelli individuati già dall’esecutivo a livello nazionale.
Lockdown senza dpcm, le eventuali misure
Insomma, in questo modo il quadro normativo sarebbe già tracciato e sarebbero soltanto le regioni a riempire le tessere del puzzle. Il tutto sempre con la speranza che il quadro sanitario in Italia confermi i segnali di ripresa di questa settimana, con l’incremento dei contagi che è passato da un +50% a un +25%. Sempre di crescita si tratta, anche se rallentata.
A seconda della decisione delle regioni, poi, alcune attività potranno restare aperte: quelle produttive, ad esempio, così come le scuole del primo ciclo (su questo Giuseppe Conte e il ministro Lucia Azzolina sono molto risoluti). La chiusura interesserebbe soltanto attività non indispensabili, bar e ristoranti.