Locatelli ha espresso il suo parere sul punto in cui siamo ora, specificando che il distanziamento sociale rimane fondamentale – come ha sottolineato anche Ilaria Capua – e che «gli indicatori danno segnali positivi. Bisogna continuare a monitorare e a mantenere comportamenti individuali responsabili. Il quadro non desta preoccupazioni perché l’Rt (indice di contagio) è inferiore a 1 ovunque». Sui focolai locali – considerato che a Roma ne sono emersi di importanti nelle cliniche San Raffaele – l’importante è che siano tenuti sotto controllo.
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Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera Franco Locatelli ha parlato della Lombardia, dove l’Rt è salito leggermente: «Teniamo conto che i nuovi casi vanno rapportati ai tamponi effettuati per la diagnosi e la Lombardia ne sta facendo tanti. Inoltre parliamo della Regione con la maggiore densità di popolazione, 11 milioni di italiani su 60 vivono qui. È stata senza dubbio la più colpita ed è normale che la curva scenda più lentamente che altrove. Nelle epidemie è sempre così, è un fenomeno normale. Giusto vigilare ma nessun segnale di allarme». Non ci sono concreti segnali d’allarme, quindi, e – stando al parere di Locatelli – una leggere oscillazione del valore è nella norma per una regione in cui ci sono zone con alta densità di popolazione.
Sui focolai, in particolare, Locatelli precisa che sono in «alcune aree molto ristrette del Paese» e che, nel complesso, « i casi positivi scendono in modo marcato, ma bastano lievi aumenti per determinare un maggiore impatto sul piano statistico. I dati dicono che l’epidemia non si è estinta ed è dunque corretto il percorso di gradualità nelle riaperture». Sulla riapertura delle scuole il virologo è chiaro: «La didattica doveva assolutamente ripartire dopo l’interruzione necessaria. Ora bisogna garantire la sicurezza della ripresa. Abbiamo dato principi fondamentali per accompagnare la riapertura. Studenti e personale non devono andare a scuola con febbre a 37,5 o se hanno avuto contatti con persone positive, i banchi distanziati di almeno un metro». Sul vaccino la risposta è che farlo sarà molto importante tenendo però presente che «nelle persone anziane l’efficacia della vaccinazione non è assoluta, è del 35-40%. Quindi chi, seppur immunizzato, accuserà tosse e febbre, non potrà escludere di avere l’influenza. Per gli anziani è molto importante il vaccino anti-pneumococco che difende da forme di polmonite. Per la prima volta la circolare del ministero della Salute raccomanda di offrire l’antinfluenzale ai bambini tra 6 mesi e 6 anni per ridurre le possibilità di contagio di adulti e anziani. Nei giovani il vaccino assicura una copertura di circa il 70%».