«A scuola mi hanno costretta a mettere dei cerotti sui miei capezzoli»
09/04/2018 di Redazione
Il racconto di Lizzy Martinez, una studentessa di 17 anni di Bradenton in Florida, ha davvero dell’inquietante. Lunedì scorso, 2 aprile, ha deciso di andare a scuola indossando una camicetta di Calvin Klein senza, tuttavia, indossare il reggiseno. Immediatamente è stata accusata – sia da un docente che ha effettuato una prima segnalazione, sia da un suo compagno di classe – di «distrarre» gli altri alunni della sua classe alla Braden Rover High School e di indossare un abbigliamento non adatto al dress-code scolastico.
LIZZY MARTINEZ, L’ORRENDA CENSURA DELLA SCUOLA AI SUOI CAPEZZOLI
Per questo motivo, Lizzy Martinez è stata fatta alzare in piedi, è stata costretta a saltellare sul posto per verificare quanto il suo seno si muovesse al di sotto della camicetta ed è stata accompagnata in infermieria dove – gesto assolutamente condannabile – le sono stati applicati quattro cerotti (due per ogni seno) sui suoi capezzoli.
«Sono stata mortificata – ha scritto Lizzy Martinez sui social network -, quando mi hanno messo i cerotti sono andata in bagno e ho pianto». La ragazza, insieme alla madre, sta conducendo una campagna di sensibilizzazione per raccontare a tutti quanto accaduto e per dimostrare quanto alcune regole della scuola negli Stati Uniti possano essere assurde. Dopo aver scritto la propria vicenda sui social network, Lizzy Martinez sarebbe addirittura stata bannata dall’account Twitter della sua scuola.
*school has student put bandaids over her nipples because it is a “distraction” then blocks them for calling them out on sexualizing her* :/ pic.twitter.com/x8dEDYjh2c
— liz (@lizzymartineez) 3 aprile 2018
LA DISPUTA SUL REGOLAMENTO DELLA SCUOLA DI LIZZY MARTINEZ
Nel regolamento scolastico non si fa esplicito riferimento a un dress-code che preveda per forza di cose di indossare un reggiseno per le ragazze. Più genericamente, invece, parla di adottare un abbigliamento consono «per la scuola e per il favorire l’apprendimento, prestando la giusta attenzione alla pulizia e alla cura della persona». Tuttavia, alcuni rappresentanti scolastici – che hanno sottoposto la questione anche all’ufficio del soprintendente distrettuale – hanno affermato che la questione è stata indubbiamente gestita male, ma che la Martinez avrebbe comunque distratto gli altri studenti con il suo abbigliamento poco consono.
Fatto sta che, ora, la sua questione è diventata d’interesse pubblico, simbolo di un qualcosa di molto più grande. Non una semplice disputa scolastica, ma la battaglia per rivendicare un proprio diritto. «Non sono ancora riuscita a tornare a scuola – ha dichiarato Lizzy Martinez – perché mi sentirei a disagio a stare di fronte a un insegnante che si è lamentato per il mio seno. Trovo comunque molto strano che sia stata la fine del mondo per qualcuno aver visto il mio seno muoversi. La mia storia deve essere un monito per le altre ragazze: tutte noi dobbiamo avere il diritto di indossare i vestiti che preferiamo».