Vi spieghiamo perché il quarto gol del Liverpool era regolare

08/05/2019 di Enzo Boldi

Gli amanti del calcio hanno ancora negli occhi l’impresa di martedì sera ad Anfield, con il Liverpool capace di rimontare la cocente sconfitta del Camp Nou e ottenere un’insperata qualificazione alla seconda finale di Champions League consecutiva. Quattro gol, tutti frutto di un’attenzione tattica e una grinta che ha consentito agli uomini di Jürgen Klopp di diventare i protagonisti dell’impresa, nonostante le assenze pesanti di Salah e Firmino. I due simboli di questo biennio Reds sono stati eccellentemente sostituiti da Georginio Wijnaldum e Divock Origi, autori della quattro reti (due a testa) che hanno ribaltato Messi e il suo Barcellona. Ma sui social, al netto dell’esaltazione per quanto accaduto, in molti si sono interrogati sulla regolarità del gol-qualificazione.

Ricostruiamo quanto è accaduto. Siamo al minuto numero 79 e il Liverpool ha appena guadagnato un calcio d’angolo. Dalla bandierina va Alexander-Arnold che prima finge di calciare in mezzo, poi sorpassa il pallone, prima di tornare sulla sfera e pescare Divock Origi lasciato da solo in area di rigore, mentre i difensori blaugrana erano completamente distratti. Un gol d’astuzia, qualità che serve sempre ad accompagnare le grandi imprese.

Il quarto gol del Liverpool era regolare?

Come detto, però, questo gol ha fatto nascere un quesito: «Ma la rete era regolare?». Pochi istanti prima della battuta a sorpresa del corner, infatti, sul manto verde di Anfield c’erano due palloni in campo: il primo posizionato in gran fretta sulla lunetta del calcio d’angolo; il secondo stava uscendo dal terreno di gioco. L’arbitro, data la presenza di due sfere in campo, non avrebbe dovuto fischiare la ripresa del gioco?

La risposta di Luca Marelli

La risposta a questo quesito ce l’ha data l’ex arbitro di Serie A Luca Marelli: «Non c’era bisogno di un ulteriore fischio – ha detto l’ex direttore di gare e opinionista a Giornalettismo -. Il gioco avrebbe dovuto essere interrotto solo se, al momento del calcio (momento in cui il pallone torna in gioco), il pallone si fosse trovato all’interno del terreno di gioco». La difesa del Barcellona, dunque, non ha giustificazioni per quel suo atteggiamento passivo e distratto in quella fase di gioco. Oltretutto nel momento in cui ci si sta giocando l’accesso alla finale della coppa più ambita dai club.

(foto di copertina: Xinhua via ZUMA Wire)

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