L’isola gay di Mussolini

Ivan Scalfarotto e altri attivisti della comunità LGBT hanno ricordato il confino degli omosessuali alle isole Tremiti, BBC coglie il paradosso della storia.

cartina-isole-tremiti1

LA RICERCA – A riportare alla memoria di quanto successe nell’isola durante il fascismo è stato il libro La città e l’isola, scritto da Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosi, due ricercatori e attivisti, compagni anche nella vita. Storico che dal 1987 ha svolto ricerche sul confino degli omosessuali sotto il regime fascista per poi raccoglierle in una tesi di laurea e in numerose pubblicazioni, Gianfranco Goretti ha raccontato la sua famiglia in : “Io, Tommaso e i nostri figli (e le donne che ci hanno aiutati a farli)”ed è esponente dell’associazione famiglie arcobaleno.

LEGGI ANCHE: “Orge gay con minori in Vaticano”

IL PREFETTO DI CATANIA – La storia racconta che sull’isola finirono in particolari omosessuali di Catania, spedinti al confino fin dal 1938 dal locale prefetto che voleva bonificare al città dall’immoralità. A differenza di altre isole però, l’isola di San Domino nell’acipelago delle Tremiti ospitò esclusivamente omosessuali. Il fascismo non scrisse mai leggi contro gli omosessuali, anche perché avrebbe significato ammetterne la presenza tra il virilissimo e fascistissimo popolo italiano. Non che comunque gli omosessuali fossero molto tollerati dalla società.

LA LIBERTA’ IN PRIGIONE – Sull’isola quegli omosessuali però scoprirono un effetto involontario di quella politica, perché a parte le condizioni scomode dell’alloggio e il coprifuoco alle otto di sera, sull’isola godevano di libertà impensabili altrove nel paese, potevano anche vestirsi in abiti femminili e nessuno diceva niente, tanto che alcuni rimasero dispiaciuti quando, alla fine della guerra, furono trasferiti ai domiciliari alle loro residenze, dove propabilmente se la passavano peggio.

LA PRIMA ISOLA GAY-FRIENDLY – Gli abitanti dell’isola che ricordano quei giorni riferiscono di un’atmosfera rilassata nonostante la presenza di quella cinquantina di confinati,  e gli abitanti si abituarono presto alla loro presenza, che involontariamente aveva creato in Italia il primo luogo nel quale l’omosessualità si poteva esibire in pubblico senza timore di conseguenze legali o di violenze da parte dei “veri uomini” che tenevano a dimostrare di esserlo.

Share this article