L’India ritira il disegno di legge sui dati personali tanto temuto dalle Big Tech

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I giganti tecnologici temevano che la legislazione potesse limitare le modalità di gestione delle informazioni sensibili, dando al contempo ampi poteri di accesso al governo

Il governo indiano ha ritirato il disegno di legge sulla protezione dei dati personali, che tanto aveva preoccupato le Big Tech: le piattaforme, ma anche diversi “difensori” della privacy”, temevano che la legislazione potesse limitare le modalità di gestione delle informazioni sensibili, dando al contempo ampi poteri di accesso al governo.



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L’India ritira il disegno di legge sulla protezione dei dati

Come riporta TechCrunch, il governo ora lavorerà su un “quadro legale completo” e presenterà un nuovo disegno di legge. Il Personal Data Protection Bill aveva l’obiettivo di tutelare i diritti sui dati dei cittadini. «Il disegno di legge sulla protezione dei dati personali del 2019 è stato discusso in modo molto approfondito dalla Commissione parlamentare mista, che ha proposto 81 emendamenti e formulato 12 raccomandazioni per la creazione di un quadro giuridico completo sull’ecosistema digitale. Considerando la relazione del JCP, si sta lavorando a un quadro giuridico completo. Pertanto, date le circostanze, si propone il ritiro. Il disegno di legge sulla protezione dei dati personali presenta un nuovo disegno di legge che si inserisce in un quadro giuridico completo», ha detto mercoledì il ministro indiano dell’Informatica Ashwini Vaishnaw in una dichiarazione. Meta, Google e Amazon sono alcune delle aziende che hanno espresso preoccupazione per alcune delle raccomandazioni della commissione parlamentare congiunta sulla proposta di legge.



Il panel di appello sui contenuti

I gruppi di pressione statunitensi avevano messo in dubbio l’indipendenza di un panel di appello sui contenuti in India. Questi gruppi di lobby, che rappresentano Facebook e Twitter, erano preoccupati che il piano dell’India di formare un panel governativo per ascoltare gli appelli contro le decisioni di moderazione dei contenuti potesse mancare di indipendenza. La proposta di giugno impone, infatti, alle società di social media di conformarsi a un comitato governativo di nuova costituzione che deciderà sui reclami degli utenti contro le decisioni di moderazione dei contenuti. USIBC e USISPF, che rappresentano le principali società tecnologiche come Facebook (META.O), Twitter (TWTR.N) e Google di Alphabet Inc (GOOGL.O), società che spesso ricevono richieste di rimozione da parte del governo o eseguono la revisione dei contenuti, hanno così manifestato la loro preoccupazione.