Ancora un licenziamento via WhatsApp. A Pasquetta

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La storia è stata denunciata dai Sì Cobas di Prato-Firenze: circola anche un messaggio WeChat per chiedere agli altri imprenditore del tessile di non assumerli

Il licenchat, ovvero il licenziamento via chat, è una prassi che – purtroppo – è diffusissima anche in Italia. L’ultimo episodio si è verificato nella scorsa settimana e ha portato i lavoratori del sindacato Sì Cobas a indire una giornata di sciopero e di solidarietà per cinque operai pakistani che avevano chiesto all’azienda per cui lavoravano (un’azienda del settore tessile di Prato, gestita da imprenditori di origini cinesi) il turno di riposo a Pasquetta. Il messaggio che è arrivato loro su WhatsApp è stato lapidario: se non vi presentate a Pasquetta, siete licenziati.



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Licenziamento via WhatsApp a Pasquetta, la storia

Non solo: i social network hanno avuto anche un altro ruolo in questa vicenda. Su WeChat, l’app di messaggistica e di social networking più utilizzata in Cina, è stato diffuso un messaggio su un gruppo di imprenditori del settore tessile, in lingua cinese. In questo messaggio, l’azienda raccontava l’accaduto e chiedeva agli altri imprenditore di non assumere i cinque operai pakistani, accusati di voler lavorare otto ore al giorno, di volere il turno di riposo il sabato e la domenica e di essere, in generale, lavoratori che creano problemi all’azienda. Insomma, un vero e proprio stigma diffuso attraverso social network. «Mi auguro – si concludeva il messaggio pubblicato poi sulla pagina Facebook dei Sì Cobas – che gli imprenditori cinesi non facciano lavorare queste persone nelle loro fabbriche».



Per questo, nella giornata di ieri, c’è stata una manifestazione partecipata, che ha avuto un successo significativo e che ha espresso solidarietà ai lavoratori che avevano fatto la semplice richiesta di non lavorare a Pasquetta: secondo il loro racconto, per anni i loro turni di lavoro erano stati di 12 ore al giorno, senza diritti, senza ferie, senza malattia. Come se non bastasse, alla fine è arrivata anche la beffa di un licenziamento via WhatsApp, senza un confronto, senza un faccia a faccia con il datore di lavoro.



Una prassi che, purtroppo, anche in Italia è sempre più diffusa. Vi avevamo raccontato, ad esempio, che alla fine del 2021, un’azienda di Bologna aveva comunicato a 90 dipendenti, sempre via app di messaggistica, il mancato rinnovo del loro contratto. Nel messaggio, c’era spazio anche per gli auguri di buon anno. Qualche settimana prima, invece, nel Torinese, un’azienda aveva utilizzato una videochiamata su Teams per comunicare la cessazione del rapporto di lavoro, seguendo – in questo – l’esempio clamoroso della grande multinazionale statunitense Better.com che aveva impiegato la stessa app per videocall di Microsoft per spiegare a ben 900 dipendenti che l’azienda avrebbe fatto a meno di loro.

Foto della manifestazione di solidarietà Sì Cobas Prato-Firenze – pagina Facebook ufficiale