La guerra civile in Libia e il ruolo della Francia di Macron

04/09/2018 di Enzo Boldi

La guerra nella guerra. Sullo sfondo degli scontri che stanno devastando la Libia, c’è la mano di alcuni protagonisti europei. Da una parte l’Italia, che sostiene il capo del governo nazionale a Tripoli Fayez al Serraj; dall’altra la Francia di Emmanuel Macron che ha come interlocutore principale il generale Khalifa Haftar, alla guida delle milizie ostili che vogliono far decadere – con la forza – il governo riconosciuto dall’Onu.

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Il sottile equilibrio all’interno del Paese Nordafricano va di pari passo con quello che si è instaurato nel tempo tra Italia e Francia. La Libia, infatti, è territorio fecondo dal punto di vista economico e petrolifero per l’Eni che lavora, trivella ed estrae oro nero da lì fin dal 1959. L’azienda italiana, fondata da Enrico Mattei, ha due contratti con il governo di Tripoli che scadranno solamente nel 2042, per quel che riguarda il petrolio, e nel 2047 per il gas. Un vero e proprio asset da difendere in tutti i modi. Per questo motivo il governo italiano appoggia – e continuerà a sostenere – al Serraj nella sua guida in Libia. E non è tutto. Le «mire espansionistiche» di Eni si sono spostate anche in acque egiziane, intorno al giacimento Zohr.

Il caos in Libia e le responsabilità della Francia

Insomma, a qualcuno non è andato giù questo espandersi dell’azienda italiana. E questo qualcuno è la Francia che vede minato il suo predominio – dovuto ai riflessi coloniali – nei Paesi del Nord Africa. Ed ecco che entra in scena un’altra azienda che in Libia – e non solo – alimenta i propri affari petroliferi. Parliamo della transalpina Total che, attraverso una serie di accordi che risalgono ai tempi del rais Muammar Gheddafi, portano avanti enormi affari economici sul territorio libico.

La Francia vuole difendere i propri interessi contro Eni

La rimozione di Gheddafi, avvenuta nel 2011, aveva visto la Francia di Nicolas Sarkozy schierarsi a difesa del rais, che tutelava gli interessi transalpini in Libia. Da quel giorno, il predominio francese sul territorio libico è stato messo in discussione, con le aziende energetiche – da Gdf Suez a Total – che hanno visto minato il proprio ruolo. Per tutto ciò, la Francia di Macron spera nella caduta del governo nazionale di Fayez al Serraj e lo fa affidandosi e appoggiandosi alle milizie ribelli della Settima Brigata di Abdel Rahim Al-Kani, guidate dal generale Khalifa Haftar.

Bengasi e Tripoli, i due poli del potere in Libia

Da Bengasi a Tripoli, le milizie ostili ad al Serraj stanno raccogliendo sempre più adepti nella loro guerra civile, contando nelle loro file oltre 50mila persone che hanno aderito alla loro battaglia, accusando il capo del governo di esser stato troppo morbido negli accordi firmati con l’Italia anche per quel che riguarda la gestione dei flussi migratori. Ma questa è una storia interna alla Libia. La vera guerra è pilotata da fuori e a muovere le fila sono solo degli interessi economici.

(foto di copertina: Hamza Turkia/Xinhua via ZUMA Wire)

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