Per Libero, il referendum non è ancora stato approvato e già bisogna andare al voto

Alcuni chiarimenti su cosa succederà se vinceranno i sì

21/09/2020 di Gianmichele Laino

Un titolo così, a urne ancora aperte fino alle 15, rischia di essere fortemente fuorviante. Il quotidiano Libero ha voluto parlare del referendum e ha fatto un’apertura di giornale che rischia di confondere le idee ai suoi lettori (ed elettori) che ancora non si sono recati ai seggi. Libero referendum titola così: «Se oggi vincono i sì, bisogna andare al voto».

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Il perché di questa affermazione è specificato nell’occhiello del quotidiano: «La riduzione dei parlamentari rappresenterebbe una modifica della Costituzione e renderebbe illegittime le attuali camere. Di qui l’esigenza di eleggerne di nuove».

Nei fatti, questa affermazione è giornalisticamente scorretta. Il taglio eventuale dei parlamentari non renderebbe affatto illegittime le attuali camere, dal momento che – nelle pieghe della riforma – è specificato che quest’ultima entrerà in vigore alla prossima legislatura, previo adeguamento della legge elettorale.

Libero referendum, il possibile effetto del titolo del quotidiano

Il taglio dei parlamentari (che complessivamente porterà la pattuglia dei nostri rappresentanti a seicento, 400 deputati e 200 senatori) sicuramente non rispecchia l’attuale composizione del parlamento. Ma l’approvazione della riforma non lo rende affatto illegittimo. Insomma, il cambiamento che si andrà a configurare sarà più o meno simile al cambiamento delle forze politiche dopo qualche anno di legislatura: non è sempre detto che il Paese mantenga gli stessi equilibri, nelle preferenze degli elettori, per tutti e cinque gli anni successivi al voto.

Per questo motivo, il messaggio lanciato da Libero non risulta essere corrispondente alla realtà e potrebbe anzi condizionare l’esito delle elezioni: in molti, potrebbero essere convinti di votare sì, con l’idea di mandare a casa i rappresentanti politici attuali. Al contrario, in tanti potrebbero essere portati a votare no perché magari si trovano d’accordo con l’attuale conformazione politica delle camere.

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