La lettera di Giuseppe Conte all’Ue è tutta un «avete ragione, anche se avete torto»

20/06/2019 di Enzo Boldi

Vorrei, ma non posso. Vorrei dire che è tutto sbagliato, ma forse avete ragione voi. La lettera UE firmata e spedita da Giuseppe Conte all’Europa e alle sue istituzioni è ricca di spunti interessanti. Si tratta di un j’accuse che – a tratti – si trasforma in un m’accuse. Di un «le vostre regole sono sbagliate», ma «avete ragione voi, quindi procederemo secondo la vostra volontà». In tutto ciò non è stato fornito alcun dettaglio tecnico sui piani per le scelte economico-finanziare per l’immediato futuro dell’Italia, ma Conte ha assicurato che il tutto sarà decantato nelle sedi opportune e non nella lettera UE.

«Non intendiamo sottrarci a tali vincoli, né intendiamo reclamare deroghe o concessioni rispetto a prescrizioni che, finché non saranno modificate secondo le ordinarie procedure previste dai Trattati, sono in vigore ed è giusto che siano tenute in conto dai governi di tutti gli Stati membri», scrive Giuseppe Conte nella sua lettera UE. In sintesi, l’Italia – come ovvio, al di là dei proclami sovranisti-populisti – dovrà piegarsi alle richieste della Commissione Europea di non sforare il rapporto deficit/pil, di abbassare il debito pubblico e tutto il resto che è stato negato dai politicanti (tutti, senza eccezioni) durante la campagna elettorale.

La lettera UE di Giuseppe Conte

La parte «avete ragione voi» si conclude passando al contrattacco. All’inizio Giuseppe Conte apre al dialogo anche per una riforma dei vincoli europei nel prossimo futuro, anche in vista del cambiamento – se mai ci sarà visti i risultati e i gruppi che formeranno il nuovo Parlamento dopo il voto del 26 maggio – paventato solo qualche settimana fa. «Con la medesima determinazione, avvertiamo l’urgenza e la necessità di stimolare una discussione che miri a ridefinire la governance economica dell’Eurozona e dell’Unione, che non si è dimostrata adeguata ad assolvere i compiti per i quali era stata pensata. È necessaria una profonda revisione, forse anche un’autentica conversione, delle regole euro-unitarie per pervenire a un sistema integrato di governo che possa perseguire effettivamente, in modo stabile e duraturo, il benessere economico e sociale dei popoli».

I paradisi fiscali

L’accusa, pesante, prosegue contro la tutela dei paradisi fiscali fatta dall’Unione Europea nel corso degli anni. «Purtroppo è amaro costatare che l’uso spregiudicato del ruling, dei patent boxes, del treaty shopping costituiscono, ormai, pratiche diffuse tra alcuni Stati membri dell’Unione». Tutte questioni che, secondo Giuseppe Conte nella sua lettera UE, hanno danneggiato l’economia e le imprese nel nostro Paese.

 

(foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI)

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