L’Unità, la testata rossa diventa Mora. Ma arrivano le smentite
13/11/2018 di Enzo Boldi
Per un solo istante Antonio Gramsci si sarà rivoltato nella tomba. Vedere associato il nome di una storica testata di Sinistra, come L’Unità, a quello di Lele Mora sarebbe stato un grave colpo fatale attorno per tutte le convinzioni e ideologie sociali e politiche. Ma ora, dopo meno 24 ore di tam tam mediatico, arriva la smentita da parte della Piesse Srl, editore dello storico quotidiano fondato nel 1924, anche se l’agente dei Vip continua a ribadire che la direzione de L’Unità sarà sua.
A chi credere? Considerando che l’interesse preminente – in una mera logica di mercato – sia quello dell’editore, è abbastanza ovvio considerare attendibili i rumors che arrivano proprio da Piesse (Pessina – Stefanelli), la società che controlla la maggioranza dell’azienda editrice dello storico quotidiano: «Non c’è nessun contatto, tantomeno una trattativa» con Lele Mora. Nonostante questa presa di posizione decisa, l’ex manager dei vip continua a ribadire che il giornale legato alla sinistra italiana sia stato acquistato da una cordata straniera (non europea) – di cui fa parte un suo amico – e che lui sarà alla direzione del nuovo quotidiano.
La smentita dell’editore de L’Unità
Lele Mora continua a ribadirlo nonostante le smentite e farebbe un po’ specie vedere proprio lui alla direzione del giornale fondato da Antonio Gramsci, simbolo della sinistra. L’ex agente dei vip, in un’intervista rilasciata a Libero nel 2007, dichiarò: «I miei sono fascisti e sono fascista anch’io, mussoliniano nell’anima. Nella mia casa a Bagnolo Po ho diversi busti del Duce. Mio nonno era camicia nera. Ancora oggi, con i miei genitori e le mie sorelle andiamo a pregare tutti gli anni a Predappio sulla tomba del Duce. Del fascismo mi piace tutto, proprio tutto».
Lele Mora e i baci mattutini al busto di Mussolini
Del suo fascismo e della sua apologia della dottrina mussoliniana – reato dal 1952 grazie alla Legge Scelba – Lele Mora ne ha sempre fatto un vanto, come spiegato al settimanale Chi nel 2009: «Mio padre è un mussoliniano convinto. In casa ha il busto del duce e ogni giorno lo pulisce con cura. Anch’io ne tengo uno sulla mia scrivania e lo bacio tutti i giorni». Con buona pace di Mussolini, ma soprattutto di Antonio Gramsci.
(foto di copertina: MATTEO BAZZI/ ANSA)