In Texas gli utenti censurati dai social possono citare in giudizio le piattaforme
I cittadini del Texas potranno fare causa alle piattaforme social se ritengono di essere stati censurati
13/05/2022 di Ilaria Roncone
Entra in vigore la legge che permette ai cittadini del Texas di fare causa a Facebook, Twitter e Youtube quando ritengono di essere stati censurati. Mercoledì la Corte d’appello degli Stati Uniti per il quinto circuito ha sospeso l’ingiunzione temporanea sulla legge statale che anche Trump appoggia e che andrebbe a porre un freno al modo in cui i social media moderano le piattaforme. HB 20, come viene chiamata la legge per denunciare censura social del Texas, era stata bloccata da un altro tribunale prima dell’ingresso in vigore ma ora è effettiva.
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Legge per denunciare censura social in vigore in Texas
Cosa succede ora a livello concreto? Ora i cittadini del Texas iscritti ai servizi web che hanno più di 50 milioni di iscritti attivi ogni mese possono denunciare queste piattaforme se ritengono di essere stati censurati. La possibilità vale sia per la censura dei post che per le sospensioni del profilo legate a ragioni politiche. La legge in questione ha un celebre sostenitore, Donald Trump, che è stato bannato da Twitter e (almeno per ora) non ha più fatto ritorno.
Saranno coinvolte praticamente tutte le maggiori piattaforme che basano la loro esistenza principalmente sui contenuti generati dagli utenti, quindi tutte le più note più anche altre realtà meno conosciute dovranno fare i conti con la possibilità di essere trascinate in tribunale. Ragionevolmente questo probabilmente significherà che – all’atto della moderazione dei contenuti – occorrerà tenere conto della legge e dei precedenti che si verranno a creare una volta che i cittadini avranno iniziato a sfruttare questa possibilità.
La legge fa riferimento a tutti i provvedimenti presi dalle piattaforme dopo la sua entrata in vigore, quindi non varrà per i ban e i blocchi precedenti a quella data. Scott Wilkens, avvocato senior del Knight First Amendment Institute, parlando con The Verge ha sottolineato come questa legge «violi il Primo Emendamento obbligando i social media a pubblicare discorsi a cui non vogliono dar seguito. Peggio ancora, la decisione darebbe al governo un ampio potere di censurare e distorcere il discorso pubblico».