Gli stati che vogliono aiutare i cittadini di Hong Kong dopo l’approvazione della Legge di sicurezza nazionale

Arrivano mani tese da tutto il mondo. Alcune per ragioni prettamente umanitarie, altre per probabili interessi altri a livello finanziario. I cittadini di Hong Kong si sono svegliati ieri in una città diversa da quella che hanno sempre conosciuto, incorporati da Pechino e dal regime cinese in tutto e per tutto e dovendo rispettarne le regole. Sono tanti gli abitanti che vorrebbero lasciare la città ora, come prova l’aumento delle domande di espatrio, e molti paesi stanno cominciando a dare il proprio appoggio.

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Aumento esponenziale delle domande di emigrazione e aiuto dagli altri paesi

Come sottolinea il Financial Times, che ha indagato nelle agenzie di Hong Kong che si occupano di pratiche per l’espatrio, c’è stato un vero e proprio «tsunami di richieste», 800 già a maggio, quando arrivò l’annuncio di Pechino sull’imposizione imminente della Legge di sicurezza nazionale sulla provincia autonoma. Lo scorso maggio – nel 2019 – le protesta antigovernative erano già cominciate ma le domande erano solo la metà rispetto a quest’anno. Intanto sono molti i paesi che stanno prendendo misure per mostrare la solidarietà agli abitanti di Hong Kong. Londra vuole offrire un passaporto a tre milioni di ex sudditi – provvedimento nei riguardi del quale Pechino ha già minacciato contromisure -. Il Regno Unito non è pero il solo, considerato che dall’Australia ci si prepara a concedere asilo ai residenti di Hong Kong, da Tokyo i deputati della Dieta parlano di invitare i «talenti finanziari» che desiderino lasciare la città a trasferirsi in Giappone.

Dietro alcune proposte potrebbero esserci interessi finanziari

Non tutto ciò che luccica è oro, nemmeno in questo caso. Dietro le proposte di solidarietà che vengono sbandierate in questo momento – in certi casi – ci sono anche giochi finanziari. C’è Singapore che spera di ricevere le istituzioni bancarie in fuga da Hong Kong e anche Taiwan, Tokyo e Londra avrebbero da guadagnarci non solo a livello di reputazione. Un’organizzazione di Hong Kong sta anche progettando un negoziato con l’Irlanda per costruire una «international charter city» che accoglierebbe fino a 50 mila emigrati. Il South China Morning Post di Jack Ma ha anche proposto alla città di costruire nel porto strutture dedicate agli yacht con lo scopo di renderla una sorta di Monaco affacciata sul Mar cinese meridionale. Pechino, che vede nell’arricchimento qualcosa di positivo, potrebbe addirittura – a un certo punto – voler svuotare Hong Kong da tutte quelle persone che sono straniere e sovversive, annettendola in tutti i sensi e mandando via chi non è d’accordo col regime.

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