Per Lega e M5S apologia del fascismo e razzismo non sono motivi di incandidabilità
28/03/2019 di Gaia Mellone
Da un lato la commissione bicamerale aveva promosso un duro giro di vite sui criteri di incandidabilità: le presentarsi alle elezioni non sarà possibile per chiunque abbia accumulato pene per un totale di quattro anni di condanna. Durante la discussione però è passato anche un emendamento giallo-verde che esclude alcuni reati da questa stretta: sono quelli legati alla legge Mancino, alla discriminazione razziale, etnica e religiosa, e alla diffamazione.
Per Lega e M5S apologia del fascismo e razzismo non sono motivi di incandidabilità
La diffamazione è un reato un po’ inflazionato: sempre difficile distinguerla da libera espressione o critica, e si sa che spesso i politici si lasciano scappare qualche commento di troppo. A far rabbrividire è però l’esclusione degli altri reati dal criterio di incandidabilità. Come quelli legati alla legge Mancino, atto legislativo che nel 1993 sanzionava e condannava gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. In particolare sono state escluse anche le misure previste dalla legge Mancino «in materie di discriminazione razziale, etnica e religiosa». L’emendamento presentato a firma di Gianluca Cantalamessa (Lega) e Michele Giarrusso (Movimento 5 stelle) interviene anche alla «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa». «Nulla impedisce che con la prossima revisione altri reati di particolare gravità possano essere presi in considerazione» ha dichiarato in conferenza stampa il presidente della Commissione Nicola Morra, illustrando ai giornalisti gli articoli del codice penale “esclusi” dal cumulo delle pene.
Il risultato è che macchiarsi di reati d’odio, di apologia del fascismo, di razzismo e discriminazione, oltre alla diffamazione, non rende una persona non degna di presentarsi alle elezioni. Sembrano lontani i giorni in cui i pentastellati sventolavano come una bandiera etica proprio quel codice Antimafia che doveva proteggere il parlamento e il paese.