La Lega promette denunce sul caso Gruber (ma è lei vittima di fake news)

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Il Carroccio sostiene che la giornalista abbia mostrato un account fake della Lega

La vicenda, come si può immediatamente capire, è un po’ contorta e merita qualche spiegazione in più rispetto al titolo. Già, perché qui c’è un gioco di malintesi e di scambi di identità che solo la promiscuità dei social network poteva causare. Con la differenza che questo aspetto non resta confinato solo al mondo virtuale, ma potrebbe avere conseguenze legali. Perché la minaccia è questa: la Lega contro Gruber  pensa ad azioni legali perché la giornalista avrebbe diffuso una schermata – durante Otto e Mezzo – di una pagina Facebook che si chiama Lega – Salvini premier e che aveva diffuso la bufala dei suoi abbracci con Giuseppe Conte prima dell’ospitata del presidente del Consiglio nella trasmissione di La7 lunedì 23 novembre, in piena emergenza coronavirus.



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Lega contro Gruber, cosa è successo?

«Si tratta di una pagina Facebook chiaramente contraffatta – scrive la Lega sui social network – con lo stesso nome e immagine di profilo di quella della Lega, ma priva del bollino blu che ne certifica l’autenticità. Diffidiamo chiunque dall’attribuire alla Lega Salvini Premier o al suo segretario messaggi e posizioni che non siano veicolati dai canali ufficiali. La Lega Salvini Premier e lo stesso Matteo Salvini si rivolgeranno nelle sedi competenti per denunciare l’accaduto, provvedendo innanzitutto a far chiudere la pagina fasulla».



Effettivamente, Lilli Gruber aveva mostrato il post con la fake news che era stato pubblicato da una pagina “omonima” della Lega, ma che non era corrispondente all’account ufficiale. Nel post c’era una sua vecchia foto con Conte (risalente al mese di gennaio, prima dell’emergenza coronavirus) che però si faceva risalire – in maniera sapientemente artefatta – allo scorso 23 novembre, denunciando per questo l’assenza di mascherine e di distanziamento sociale.

Lega contro Gruber, ma la giornalista parla di “fiancheggiatori”

Ma Lilli Gruber non ha mai parlato di «bufala diffusa dalla Lega», soltanto di «bufala diffusa da fiancheggiatori della Lega». Una differenza sostanziale: la definizione della giornalista, infatti, sembra corretta. Una pagina che utilizza lo stesso nome e lo stesso logo della Lega, pur non essendo ascrivibile al partito in sé, rappresenta comunque un’attività di supporto social alla sua causa. La definizione di fiancheggiatori, in quanto persone che portano avanti le stesse battaglie, non è scorretta. Dunque, non si capisce perché la Lega dovrebbe intraprendere azioni legali contro la Gruber, tra l’altro vittima lei stessa di fake news. Corto circuito.