L’ultima cavalcata del Pocho Lavezzi, nel giorno in cui il Napoli gioca ad Anfield

Quando caracollò sul cartellone pubblicitario di Anfield Road in un Liverpool-Napoli 3-1, Ezequiel Lavezzi aveva appena firmato il vantaggio azzurro davanti ai 50mila che riempivano lo stadio inglese. Il Liverpool frequentava ancora palcoscenici non proprio all’altezza della sua storia, né del livello raggiunto ultimamente dalla squadra che non cammina mai da sola, spronata dall’urlo della Kop. Il Napoli, invece, si stava riaffacciando alle finestre del calcio che conta. L’Europa League 2010/2011 fu solo l’antipasto della risalita in Champions League dell’anno successivo.

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Lavezzi si ritira dal calcio giocato

La sfida di Anfield si presentava come proibitiva sin dalla sua vigilia. Soltanto la follia di uno come Lavezzi poteva provare a darle un tocco imprevisto. Il tentativo del Pocho si consumò nei primi trenta minuti di gioco. Il gol del Napoli fu un’illusione. La grandinata del Liverpool si scagliò sui ragazzi di Walter Mazzarri, ancora inesperti di cose europee. Alla fine, fu 3-1. Ma Lavezzi aveva segnato nel tempio del calcio e a tutti i tifosi del Napoli era andata bene così.

Curiosa coincidenza. Oggi, il Lavezzi di Cina – quello che ha trascorso una ultima parte di stagione nella impronunciabile città di Qinhuangdao – ha deciso di ritirarsi. Proprio mentre la squadra che lo ha reso grande va a giocarsi l’accesso agli ottavi di Champions a Liverpool. «È il momento giusto per farlo» – ha detto Lavezzi. È anche quello più suggestivo, aggiungiamo noi.

Il caso Lavezzi

Il caso del Pocho è uno di quelli difficilmente spiegabili nell’isteria collettiva del calcio moderno. Un buon giocatore che è stato reso fenomeno da un ambiente che non vedeva l’ora di tornare a fare confronti con gli idoli di un tempo. Buona velocità, discreta tecnica, poca freddezza sotto porta o al momento del passaggio decisivo. Lavezzi, insieme ai suoi compagni di squadra, ha riportato il Napoli ad alti livelli. Il Napoli ha permesso a Lavezzi prima di ottenere un transfer (e uno stipendio) milionario al Paris Saint Germain e poi un vero e proprio vitalizio con il contratto firmato in Cina.

Raramente si ricorda una corrispondenza di sensi e di interessi così riuscita. L’affetto di Napoli a Lavezzi è rimasto intatto nonostante i chilometri. La città che era orfana del calcio di livello non ci pensò due volte ad adottare la locura di quel calciatore sottratto alla ditta da elettricista che aveva scelto come alternativa al professionismo. Oggi, Lavezzi saluta tutti. E il Napoli va ad Anfield in un momento in cui il rapporto con i propri tifosi è ai minimi storici, per una brutta storia di ammutinamento, di multe e di parole grosse che sono volate tra i calciatori e i rappresentanti della società.

Che il ritiro del Pocho sia l’ultimo, involontario aiuto alla sua ex squadra? La sua parabola ricorda come sia Napoli a decidere chi, tra coloro che indossano la maglia azzurra, possa essere degno di un posto nella storia. La sua carriera sottolinea una volta di più che ci sono calciatori normali che possono essere idoli a Napoli. E idoli che diventano calciatori normali quando togli loro Napoli.

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